Oceani. Rachel Carson e l’Oceano
“Le correnti permanenti dell’oceano sono, in un certo senso, il più maestoso dei suoi fenomeni, e riflettendovi, le nostre menti vengono proiettate al di fuori della terra, tanto che possiamo osservare, come da un altro pianeta, la rotazione della terra, i venti che ne agitano profondamente la superficie o l’accarezzano dolcemente, e l’influenza del sole e della luna”. Queste parole le ha scritte Rachel Carson, la donna che fatto mettere al bando il DDT e avviato la riflessione sull’ambiente nel 1962 con il suo libro Primavera silenziosa. Rachel è una biologa marina, dipendente del Fish and Wildlife Service del Governo americano. Nel 1951 pubblica Il mare intorno a noi, un libro straordinario per il tono, lo stile e i pensieri che vi aleggiano. Carson da scienziata rinnova l’idea che il mare sia una sorta d’entità divina, una realtà che dipende dalle forze cosmiche collegate con correnti d’origine planetaria. Senza manifestare alcuno spiritualismo di fondo, racconta tanti aspetti stupefacenti del mare, e prima di tutto le correnti e le maree, che costituiscono l’anima vitale dell’Oceano medesimo.
La Corrente del Golfo scorre in pendenza e non ha più di sessanta milioni di anni; l’Oceano Indiano è attraversato da correnti che si spostano con le stagioni; agli occhi degli studiosi l’oceano acquatico e l’oceano aereo manifestano modalità analoghe di comportamento: acqua e aria sono integrate. Non vi è, scrive Carson, una sola goccia d’acqua del mare, neppure tra quelle situate nei suoi abissi più nascosti, “che non conosca e risponda alle misteriose forze che generano le maree”. Le maree, paragonate alle onde create dai venti, che così tanto ci colpiscono, e definiscono la stessa narrativa dedicata al mare, sono solo movimenti superficiali che toccano al massimo duecento metri di profondità, mentre tutto il resto della grande massa liquida non è né sfiorata né scossa. Le maree sono la risposta delle mobili acque all’attrazione del nostro satellite e della fonte della vita, il Sole. In teoria vi sarebbe un’attrazione gravitazionale tra ogni goccia d’acqua marina e le più lontane stelle dell’universo, ma a muovere il mare sono prima di tutto la Luna e il Sole.
Così la forza che ne determina i movimenti, correnti comprese, è di tipo cosmico: si trova al di fuori del Pianeta Blu e agisce con la massima imparzialità. Tuttavia “in ogni singolo punto la natura della marea è un fenomeno locale, e presenta differenze sorprendenti tra luoghi geografici molto vicini”. I caratteri di quella che nella nostra mente, prosegue Carson, costituiscono la “marea”, sono di natura locale, ma sottoposti al regime cosmico dei grandi fenomeni dell’universo. I libri della Carson costituiscono un meraviglioso affresco del mare. Per quanto scritti parecchi decenni fa, il primo, Al Vento del Mare è del 1941, sono ancora una lettura formidabile per capire l’Oceano. Come scrive Margaret Atwood nella prefazione a La vita che brilla sul mare, il terzo libro della sua trilogia marina, quello che ci insegna Rachel con la sua prosa letteraria e insieme scientifica si può riassumere così: Guarda. Vedi. Osserva.
Impara. Stupisciti. Chiediti. Concludi. I fondali degli abissi oceanici sono vecchi quanto il mare stesso. Laggiù nelle profondità la struttura dei continenti appare una sottile crosta sopra il mantello della terra, che viene continuamente sollevato in pieghe e corrugamenti. Il fondale dell’Atlantico è ricoperto d’ammassi di sedimenti che hanno impiegato centinaia di milioni di anni per accumularsi. Noi possiamo osservare a occhio nudo il trasformarsi delle catene montuose sulla terra ferma, ma non riusciamo a vedere il cambiamento delle montagne oceaniche che hanno un’età molto più antica di quelle che frequentiamo all’asciutto. I sedimenti sono il poema epico della Terra; il capitolo in cui Carson li descrive è intitolato: “La lunga nevicata”. Quando le prime piogge debuttarono sul Pianeta ebbe inizio l’erosione. Quindi nelle acque superficiali si svilupparono le creature viventi e i minuti gusci calcarei e silicei, di cui erano rivestiti, diventarono la materia di questi sedimenti. Le sabbie dei deserti, le ghiaie, i ciottoli, le pietruzze, i gusci sono trasportati da iceberg e da ghiacciai alla deriva per essere abbandonati nel mare quando il ghiaccio fonde.
Un lavorio continuo che sfugge all’occhio umano a meno che, come nel caso della Carson, sia dotato della conoscenza scientifica e della pazienza infinita dell’osservatore. La linea che divide il mare dalla terra, poi, “è la più mutevole e transeunte caratteristica del pianeta, e il mare rinnova indefinitamente le sue intrusioni nel continente”. In La vita che brilla sulla riva del mare l’autrice ci racconta i tre tipi fondamentali di coste: gli aspri litorali rocciosi, le spiagge sabbiose e le barriere coralline, e i loro abitanti. La riva del mare “è un confine elusivo e indefinibile”, luogo strano e bellissimo, zona inquieta che attira prima di tutto i bambini e gli adolescenti con le loro solitarie osservazioni tra pozze d’acque, dune, anfratti e piccole grotte. La costa non è mai uguale di giorno in giorno. Là dove le maree agiscono si coglie la doppia natura del mondo emerso, esposto al caldo e al freddo, al vento e alla pioggia, e alla forza essiccante del Sole. Poi lo stesso universo ricoperto d’acqua diventa un altro mondo tornando temporaneamente nelle braccia relativamente sicure del mare, il quale è sempre in movimento: luogo di continua instabilità.
Nel capitolo finale del Mare intorno a noi, Carson racconta le concezioni mitologiche e storiche del mare. Inizia ricordando come per gli antichi greci l’oceano fosse una corrente senza fine che fluiva attorno al margine del mondo, girando continuamente su sé stessa come una ruota, a segnare la fine della terra e l’inizio del cielo. Con i suoi libri la biologa ci invita non solo a una conoscenza scientifica del mare, ma a ripristinare la visione mitica che i nostri antenati avevano del mare: per rispettarlo bisogna pensare che sia una realtà viva e nello stesso tempo una divinità cosmica che può sempre minacciarci e farci male. Ma anche noi, figli dell’astuto e intrepido Ulisse, possiamo colpire e uccidere in modo definitivo la fonte stessa della nostra vita.
Cosa leggere per saperne di più
Al vento del mare, uscito nel 1941 in piena guerra mondiale, è stato tradotto nel 1955 da Gherardo Casini Editore e mai più ristampato; è un libro letterario e racconta la vita di un piovarello, di uno sgombro e di un’anguilla; Il mare intorno a noi, pubblicato da Einaudi nel 1975 è ora ristampato da Piano B; La vita che brilla sulla riva del mare è una nuova edizione di Aboca; Primavera silenziosa del 1962 un tascabile Feltrinelli.
In copertina, Clémence ©Petros Koublis.
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