Ossicodone killer: due serie tv
Tra il 1999 e il 2017 negli Stati Uniti d’America sono morte almeno 500.000 persone per overdose da OxyContin, di fatto pillole di eroina prodotte dalla Purdue Pharma come trattamento per il “dolore cronico”. Come è potuto accadere? Perché l’agenzia federale per le licenze di nuovi farmaci ha permesso la commercializzazione di una vera e propria droga? Perché un funzionario della Food and Drug Administration (FDA) fu sostanzialmente corrotto dal gigante farmaceutico. L’ossicodone aprì la strada a svariati altri farmaci oppioidi, come il fentanyl. In pochi anni molti libri di inchiesta giornalistica (PainKiller e L’impero del dolore sono stati tradotti da Mondadori), due serie tv (Dopesick, Prime 2021e PainKiller, Netflix 2023), un film (Pain Hustlers, Netflix dal 27 ottobre 2023), un documentario HBO (The Crime of the Century, 2021, di Alex Gibney) hanno raccontato la lunga battaglia della DEA (Drug Enforcement Administration), di associazioni di parenti delle vittime, di Procuratori di vari Stati USA, infine del Dipartimento di Giustizia federale per stroncare questa strage legalizzata. Una battaglia vinta solo in parte.
Il capitalismo in pillole
In questo capitolo della ferocia capitalistica potremmo utilizzare la definizione di “banalità del Male” che Hanna Arendt formulò nelle sue corrispondenze dal processo di Norimberga ad alcuni gerarchi nazisti. Anche in questo caso un esercito di medici di base, in vari Stati USA, non in collegamento tra loro, battaglioni di rappresentanti farmaceutici a percentuale, diventarono gli esecutori poco consapevoli o del tutto consapevoli di un piano di avidità criminale architettato a tavolino da un uomo – Richard Sackler, dalla sua famiglia, centenaria proprietaria del pacchetto azionario della Purdue Pharma, dai pochi consiglieri del cda – che trasformò oltre un milione di persone sofferenti di dolore cronico in tossicodipendenti. Qual era l’obbiettivo? Recuperare in pochissimi anni i milioni di dollari investiti nella ricerca farmacologica e poi proseguire nell’abbrivio dei ricavi per anni e anni e anni per eternare la dinastia dei Sackler, noti filantropi del mondo dell’arte USA per gran parte del Novecento. Con quell’artwashing i Sackler smacchiavano la loro coscienza.
I libri di Barry Meier (del “New York Times”), Beth Macy (del “Roanoke Times”), Evan Hughes (“The Atlantic”) e Patrick Radden Keefe (del “New Yorker”) hanno ricostruito le decine di rivoli di sensibilizzazione che dagli anni Novanta sgorgarono ignari dapprima l’uno dell’altro, sino a che, con le rilevazioni di ostinati agenti della DEA, si raccolsero big data federali che collegarono centinaia di morti di overdose alle prescrizioni mediche dell’OxyContin, prima prodotto in dosaggi bassi, 10mg, poi via via sempre più pesanti, accompagnando la crescente assuefazione degli addicted, su su sino alla spaventosa pillolona-dirigibile da 160 mg, che fece crollare la Purdue Pharma sotto la pioggia di meteore legali.
La questione del dolore
Tutti noi proviamo dolore. Tutti prendiamo farmaci. Quanto è sopportabile un dolore fisico post-traumatico, un dolore fatale (lutti), una difficoltà a vivere che inabilita la qualità di molte giornate (ansia, depressione?) Su questo le Big Pharma sviluppano ricerca investendo milioni e – se ricerca e marketing l’hanno pensata “giusta” – ricavano nel tempo milioni e milioni. Il nostro stile di vita, il nostro livello di percezione olistica del corpo, il nostro eventuale lavoro di autotrasformazione morale possono farci stare meglio e quindi ridurre la nostra dipendenza dai farmaci, ma non a caso la strategia Purdue Pharma decise inizialmente di mandare i suoi affamati e fanatici rappresentanti negli Stati della catena montuosa degli Appalachi, nell’America poco istruita, operaia, subito a ridosso della East Coast scintillante delle metropoli; lì la vita tirata coi denti, gli incidenti sul lavoro mal curati, la tristezza plumbea della sterminata provincia lasciavano pullulare vulnerabilità; pochi medici di base tentennarono nelle prescrizioni di un oppioide, i più competenti resistettero per mesi e anni agli assalti dei giovanotti e delle giovanotte seducenti e spesso strafatti di ossicodone che li volevano invadere di campioni del “prodigioso farmaco che uccide il dolore”. Fu attuata una gigantesca campagna di convention, con docenti universitari compiacenti comprati a suon di viaggi omaggio in isole tropicali; la netta prevalenza di medici maschi fece spingere il marketing Purdue Pharma a istigare forme addirittura di seduzione prostituita da parte delle sue venditrici, accuratamente selezionate in casting ad hoc.
Ciò che più impressiona nelle due serie tv Dopesick (di Danny Strong con un Michael Keaton struggente nel panni del medico “buono” della cittadina mineraria che infine diventa addicted dell’OxyContin distruggendosi la vita e distruggendo vite) e PainKillers (di Micah Fitzerman-Blue e Noah Harpster con un Matthew Broderick un po’ troppo grottesco nei panni di Richard Sackler) è il tempo che tutti impiegano ad accorgersi che infinite derive personali, famigliari, cittadine, provinciali, regionali stanno devastando una comunità sempre più vasta. Sino a che ragazzi e ragazze un tempo gentili non assaltarono in preda a violente crisi di astinenza le farmacie e gli studi medici, sino a che non cominciarono a morire di overdose dolcissimi ragazzi e ragazze o onestissimi adulti, forze dell’ordine, procuratori e sostituti procuratori e Governi statali e Governo federale, agenzie federali non riuscirono a collegarsi per smascherare la cospirazione Purdue Pharma. Non pochi furono i corruttori ma moltissimi furono gli ignari “topi in gabbia” prima manipolati e poi abbandonati alla propria “auto” distruzione.
Quanti di noi, se il nostro medico di base potesse tranquillamente prescriverci un oppioide legale per il nostro “insopportabile dolore” potrebbero cadere in trappola? Quanti di noi resisterebbero alla sirena assassina dell’oppio se vigilanza e consapevolezza non ci tenessero lontani dalla tentazione di gettare la spugna lasciandoci ingoiare dal divano?