Compie 100 anni il personaggio di Sto / Un'intervista impossibile al signor Bonaventura
L'altro giorno sono stato a trovare il signor Bonaventura. Mi avevano detto che avrebbe compiuto cento anni, così sono andato a fargli qualche domanda dopo uno spettacolo a teatro. Era una delle sue commedie per bambini: Una losca congiura ovvero Barbariccia contro Bonavantura, messo in scena da Marzia Loriga. Lo spettacolo è stato un vero successo e i bambini, nati quasi un secolo dopo, seguivano incantati e divertiti, ma anche genitori e nonni avevano il sorriso stampato sulle labbra perché, ha detto Sergio Tofano, "si può ridere con qualunque mezzo, purché, s’intenda, di buon gusto”. L’eleganza metafisica di Bonaventura, le impeccabili rime baciate, i velocissimi cambi di scena hanno conquistato tutti. Dopo la recita ho approfittato della naturale cortesia del signor Bonaventura (vero signore) e gli ho rivolto qualche domanda.
Caro signor Bonaventura: complimenti! Lei fa cento anni e non li dimostra proprio. Anzi, mi sembra sempre uguale.
Chissà se qualcuno se ne ricorderà. Per l’esattezza li faccio il 28 ottobre.
Ohibò! Cinque anni esatti prima della Marcia su Roma e, scusi se la scoccio con queste notizie storiche, lei è nato proprio nei giorni in cui cominciava la battaglia di Caporetto, che portò alla più grande disfatta del nostro esercito.
I tempi sono sempre difficili, in un modo o nell’altro, ma la natura mi ha fatto nascere ottimista, sicché cosa vuole che le dica.
Mi dica qual è il suo rapporto con Sergio Tofano, con Sto, il suo creatore.
È così discreto. Resta sempre nell’ombra. E poi ci ha tanto da fare. Anzi non vorrei che uno che è stato autore, attore per Pirandello, disegnatore, si secchi con me perché lo ricordano solo per il signor Bonaventura. In fondo non sono che un pupazzo.
Vorrei almeno che mi svelasse quale è il segreto del suo successo che dura ormai da un secolo e, se posso farle una domanda un po' leggera, sapere come riesce a tenere i pantaloni così bianchi, senza mai una macchia.
Sa quanti milioni buttati in tintoria! Poi che io piaccia dopo cent'anni non deve chiederlo a me, ma a chi da tanti anni mi segue. Le direi delle ovvietà: cerco di far bene il mio mestiere, di tenermi a modino, ma son tutte cose che capisce da sé.
Ha ragione e, in più, mi fa sentire un po' stupido cosa che, le confesso, sembra che mi faccia un gran bene. Avrei voluto chiederle di Palazzeschi e di Pirandello, di Bontempelli e di Italo Calvino. Se Marcovaldo è il fratello sfortunato di Bonaventura... Ma a questo punto preferisco chiederle la gentilezza di recitarmi una filastrocca.
Vuole che anche lei La filastrocca dei cento animali?
Non osavo chiederlo.
(Bonaventura sospira; poi, schiarendosi la voce)
Le zanzare a Zanzibar
vanno a zonzo pei bazar
e le mosche fosche e losche
fra le frasche stanno fresche.
Arsi gli orsi dai rimorsi
bevon l’acqua a sorsi a sorsi.
Mentre i ghiri ghirigori
fanno a gara nelle gore,
ai canguri fan gli auguri
con le angurie le cangure.
Ecco il merlo con lo smerlo,
il merluzzo col merletto,
la testuggine ed il muggine
ricoperti di lanuggine,
di fuliggine e di ruggine.
Tutti i cervi ci hanno i nervi
e stan curvi e torvi i corvi,
la cornacchia s’ impennacchia
e sonnecchia nella nicchia,
la ranocchia ama la nocchia
e sgranocchia la pannocchia,
i cavalli fan cavilli
ed il ghiozzo ci ha il singhiozzo
e la carpa è senza scarpa
e si fa la barba il barbo
ed i bachi sui sambuchi
fanno buchi con i ciuchi.
Lunghe brache ci hanno i bruchi
e le oche fioche e poche
alle foche fan da cuoche.
I bisonti son bisunti,
qui c’è un ragno con la rogna,
la cicogna sogna e agogna
di vigogna una carogna,
l’anatrotto e l’anatrotta
con la trota trotta trotta.
Nanerottola è la nottola
e il pidocchio ch’è sul cocchio
all’abbacchio strizza l’occhio
e lo sgombro sgombra l’ombra
e l’aringa si siringa
e i mandrilli e i coccodrilli
fanno trilli e strilli ai grilli,
(però i grilli sono grulli).
La murena sulla rena
con la rana fa buriana
ed a galla resta il gallo,
duole il callo allo sciacallo
che barcolla e caracolla,
la mangusta si disgusta
e i machachi mangian cachi,
lo stambecco non ha il becco,
la giraffa arruffa e arraffa
poiché vien di riffa in raffa.
Eleganti gli elefanti
con gli infanti stan da fanti,
la beccaccia si procaccia
la focaccia con la caccia,
la civetta svetta in vetta
e l’assiuolo solo solo
fa un a solo nel chiassuolo.
Per ripicca picchia il picchio,
la tellina sta in collina,
sta in Calabria il calabrone
come a Fano sta il tafano…
Le zanzare a Zanzibar
vanno a zonzo pei bazar.
Eh sì. Si potrebbe continuare a lungo, ma ora forse è giunto il momento di farle gli auguri per altri cent’anni come questi.
Comprese le guerre, le disgrazie? Non so se ho voglia di vivere altri cent’anni.
Però se lei vive anche noi speriamo, prima o poi, di trovare un milione e che il bene vinca sul male.
Va beh, per ora mi impegno di arrivare a cento e uno. E tanti auguri a tutti.