Il paradigma dei carnivori. I Linkin Park e The Hunting Party
La musica, secondo Roland Barthes, è un discorso amoroso che struttura i valori profondi dell'immaginazione, specialmente quando esprime il non detto attraverso le sue vibrazioni e quella grana della voce che non è solo un timbro vocale, ma veicola una tensione tra musica e linguaggio, trasposta nel corpo del performer. La voce con i suoi toni può modulare qualsiasi stato emotivo e trasmetterlo a chi ascolta. Il plus dell'esibizione live di un cantante o di una band è il riuscire a connettersi empaticamente con il pubblico, articolando, attraverso la grana della voce, una certa trasformazione dell'esistenza, un'esperienza. Non è un requisito di tutti i musicisti ma, sarò anche di parte, tra coloro che hanno questo “dono” ci sono sicuramente i Linkin Park che, dopo un anno e tre mesi dalla loro ultima esibizione in Italia, tenutasi a Milano il 10 giugno 2014, torneranno il 6 settembre al Rock in Roma.
Il loro ultimo album, The Hunting Party, pubblicato il 17 giugno 2014, segna una svolta stilistica interessante nella storia del gruppo rispetto alla costante dell'uso del pronome “noi” nei testi, un noi che si configura come una forma di “io” esteso, che individua non solo il gruppo, ma anche il suo pubblico e il mondo intero, intesi come stakeholder di riferimento rispetto a problematiche di interesse mondiale come si nota in particolare nei brani: Guilty, Rebellion and A Line in the Sand. Il “noi” è opposto a un “loro” che indica una sorta di nemico pubblico e incarna le piaghe dell'essere umano o ciò che i Linkin Park disapprovano e non vogliono essere, e infatti, in The Hunting Party “loro” è usato più frequentemente rispetto ai cinque album precedenti. “Io” è sia soggetto che oggetto e il passaggio da “io” a “noi” è probabilmente dovuto a una presa di coscienza empatica basata sul desiderio di mettersi nei panni dell'altro, per assumere la posizione di opinion leader di una dato universo di senso. Infatti, attraverso la musica si può comprendere l'alterità o una ideologia, o meglio ancora si comprende a pieno addirittura la nostra esistenza.
La copertina di The Hunting Party, ad esempio, apparentemente non lascia nulla all'immaginazione: è un ritratto di un arciere, quasi in stile neo-classico, e il riferimento al cacciare, in inglese hunting appunto, è banale. Ma, come informa anche la stessa Wikipedia anglofona, arciere e caccia, rappresentano una metafora contestuale perché i Linkin Park sono la fazione che sta cercando di restituire energia e anima al rock. Volendo andare oltre, la copertina dell'album, disegnata dal giovane artista James Jean, è più complessa di quanto sembra, basta pensare che anche Joe Hahn e Brad Delson, rispettivamente DJ e chitarrista della band, hanno contribuito alle illustrazioni dell'album con l'intento di creare un mondo finzionale popolato da guerrieri. Mike Shinoda, voce tastiera e della band, ha appunto concepito il titolo ispirandosi alla dicotomia tra “erbivori” e “carnivori” da qualche anno in voga in Giappone.
Tutto nasce dal termine soshoku-kei danshi, erbivoro, portato in auge nel 2007 dalla scrittrice e colonnista di cultura pop Maki Fukasawa in un articolo sul Nikkei Business Online pubblicato il 13 ottobre 2006. Fukasawa definisce erbivori gli uomini eterossessuali con interessi e hobby spiccatamente femminili, come la cura della persona. Pochi mesi dopo, esattamente il 19 gennaio 2007, è stato pubblicato lo shoujo manga, letteralmente fumetto per “piccole ragazze”, Otomen, di Aya Kanno, il cui titolo è riconducibile alla crasi tra otome, giovane donna, e men, uomini in inglese. Otomen, in breve, è la storia di Asuka Masamune, erede di un impero economico, molto alto e mascolino, talentuoso negli studi e nelle arti marziali, ma segretamente attirato da attività e oggetti da donna tra cui cucito, cucina e peluche. Il manga, così come il live action televisivo, ossia con attori “reali”, ha avuto un enorme successo dando dignità e pubblicità a un vero e proprio nuovo genere. Nel luglio 2008 viene pubblicato il libro Lessons in Love for Herbivore Men, del filosofo Masahiro Morioka, avente lo scopo di rassicurare i giovani erbivori, aiutandoli nelle relazioni con l'altro sesso, meno gentile di loro. Anche Megumi Ushikubo, presidente dell'istituto di ricerche di mercato Infinity Tokyo, ha contribuito all'analisi del fenomeno sociale con il volume del novembre 2008 Soshokukei Danshi Ojo-man Ga Nippon wo Kaeru (trad. Gli erbivori uomini femminei stanno cambiando il Giappone), basato su interviste a cento uomini tra i venti e i trent'anni, attraverso cui si dimostra che gli erbivori hanno mutato le loro abitudini lavorative e di consumo, anche in risposta alla società tradizionale degli impiegati, impattando sul mercato giapponese tanto da ridurre le vendite dei beni di status come le automobili. In opposizione agli erbivori ovviamente ci sono i carnivori, uomini che corrono dietro alle donne, similmente ai latin lover, che perseguono fini carrieristici e sociali, o ancora donne che hanno subito un processo di mascolinizzazione nei confronti della vita e degli altri.
Mike Shinoda ha fatto sua questa dicotomia estrapolandone solo la denominazione e il concetto di fondo, ovvero l'approccio proattivo dei carnivori, da cui il nome della tournée mondiale Carnivores tour, con l'intento di delimitare e circoscrivere la posizione della band rispetto alla loro condotta di artisti e di esseri umani. La vis polemica dell'album, dunque, non riguarda solo le altre rock band che hanno cristallizzato la loro evoluzione artistica, ma si estende anche al modo in cui la società contemporanea affronta le questioni di interesse pubblico. I Linkin Park sono molto impegnati sul fronte sociale con il loro ente di beneficenza Music for Relief, fondato nel 2004 in risposta allo tsunami dell'oceano indiano, avente come scopo il soccorso dei sopravvissuti ai disastri naturali, la lotta al cambiamento climatico e la diffusione di fonti di energia sostenibile e rinnovabile. I musicisti partecipano attivamente a piattaforme di crowdfunding, come Chideo e Crowdrise, con diversi tipi di attività, dai contest con in palio biglietti per i concerti o gadget autografati fino alle torte in faccia ai componenti della band.
La loro responsabilità sociale viene comunicata soprattutto attraverso i brani che implicano sempre un cambiamento di stato, una relazione tra eventi e processi, e la sua gestione attraverso sentimenti, emozioni e percezioni della realtà. In questo senso, la coerenza testuale dell'album è impressionante, sembra davvero di ascoltare le varie parti di una storia. Ogni brano è connesso all'altro, ogni testo narra le imprese della fazione dei cacciatori, o carnivori, che non vuole obbedire, perché tradita dai potenti, costretta a pagare i debiti connessi all'avidità del genere umano (All for nothing), che vuole riscattare, nella guerra finale, e attraverso la resistenza, le chiavi del regno dei giusti (Keys to the Kingdom), combattendo senza armi, ma con le parole, più brutali della spada, come cantato in Wastelands. Le terre desolate di questo brano sono la metafora di un mondo il cui futuro è sempre più vessato dai problemi ambientali capaci di “trasformare le speranze in paura” e che dovrebbero costringerci a scegliere la strada dell'insurrezione contro i soprusi sociali e ambientali perpetuati negli ultimi tempi. La ribellione però, insegna l'omonimo brano Rebellion (già citato in un mio precedente articolo), deve essere finalizzata alle cause giuste, non al solo gusto della contestazione sterile, anche se si tratta di una battaglia persa sin dall'inizio perché negli anni Dieci l'oppressione è rappresentata dalle prigioni mentali in cui veniamo confinati dagli oggetti che possediamo, dai colori sociali che crediamo di incarnare, mentre, lontano dai nostri occhi, i danni si moltiplicano e sono prodotti da chi si traveste da eroe salvifico.
In Guilty, infatti, i Linkin Park si oppongono a coloro che, in nome del vile denaro, camuffano i loro piani in nome del bene comune, includendo anche le case discografiche che hanno bandito il rock e l'hip-pop autentico. Sono tutti colpevoli, non si salva nessuno perché questa “casta” è troppo ripugnante per provare vergogna. Viene da dire che tutto il mondo è paese. In A line in the sand, titolo che segna una vera e propria linea di confine tra “buoni e cattivi”, ossia “noi vs loro”, si racconta di una frode operata dai secondi, andata a buon fine a causa dell'avidità del genere umano, ma la consapevolezza ha trasformato la disperazione in azione e la guerra è finalmente giunta al momento dello smascheramento e della sanzione degli opponenti. Il concetto di linea nella guerra è fondamentale, si parla di linee d'attacco, di difesa e nemica, che delineano lo spazio dell'interazione bellica, strategica e pratica, concretizzando i confini reali, ideologici e sociali.
E ancora, la linea nella sabbia è una traccia di uno stato di cose, un segno evanescente che, alla stregua del volto di sabbia foucaultiano, si fa carico dell'inevitabile processo di trasformazione dinamica formulando una volontà di rottura con il passato, un momento di passaggio che reca potere a chi è stato sinora silenziosamente ai margini, spinto all'azione dalla volontà di riprendersi ciò che gli spetta di diritto. A line in the sand è anche l'ultima traccia dell'album, giusto epilogo, almeno per il momento, del ciclo delle battaglie narrate, sintetizzate dal brano War, sostanzialmente un'espressione aggressiva del logoramento valoriale generato dallo stato di guerra percepita, ovvero una forma di presa di coscienza mirato a sovvertire l'ordine della società. La retorica guerresca viene usata dai Linkin Park sin dagli albori della loro attività, come, ad esempio, il soldato con ali di libellula, un insetto che nella cultura giapponese è la figurativizzazione del coraggio e della forza, le qualità di un buon combattente, che capeggia sulla copertina del loro primo album Hybrid Theory (2000), disegnata da Mike Shinoda, da cui deriva l'appellativo “soldiers” usato per indicare i fan più fedeli.
Il discorso bellico dei Linkin Park ha una funzione ironica che intende far riflettere su determinati temi cercando, attraverso la drammatizzazione testuale, visiva e delle performance, di creare consapevolezza, di spingere all'azione fattiva, per ergerci in piedi sul muro figurato, innalzato da coloro che accaparrano in maniera coatta le nostre risorse, e recuperare ciò che ci spetta in quanto esseri umani.