Il parcheggio salva-bici

27 Febbraio 2012

Appena il freddo si sarà allentato, dovrò comprare una bicicletta. La precedente me l’hanno rubata tempo fa, e da allora non ho più osato prenderne una nuova. Da settimane la sto cercando usata, ma non è facile da reperire. Quelle che mi propongono sono di due tipi: non mi piacciono o sono riverniciate. Tutte le bici verniciate sono bici rubate. Secondo i dati diffusi dalla Federazione Italiana Amici della Bicicletta, il 18% delle bici in circolazione è rubato. Una su cinque. Capita spesso di vedere in giro, sui marciapiedi, o incatenate, bici riverniciate: verde, nero, rosso, giallo, blu. Sarebbe il caso che in quest’ondata d’indignazione, e moralizzazione, che attraversa il Paese si ponesse il problema delle bici rubate da non acquistare in nessun caso. Una piccola campagna di stampa, magari a carattere locale, non guasterebbe.

 

Nelle città le due ruote si stanno diffondendo sempre di più; per risparmiare benzina, diventata carissima, sempre più persone pedalano. L’aumento annuo dei ciclisti è valutato del 12%; 32 milioni gli italiani possiedono una bicicletta, più di metà della popolazione, immigrati compresi, mentre il giro d’affari dei furti si aggira sui 300-350 milioni all’anno. Una piccola industria. Il problema del furto è connesso al parcheggio; meglio: al mancato parcheggio; non ci sono rastrelliere o luoghi sicuri dove lasciarle. La mia me l’hanno sottratta smurando il palo cui l’avevo stretta.

 

Ora però una soluzione c’è. Viene dagli Stati Uniti e la propone Manifesto Architecture uno studio di NY, che l’ha presentata a Seul, commissionata dal Comune: un contenitore verticale che non occupa troppo spazio, dove le bici sono appese. Si muove col medesimo principio della ruota: per depositare, o recuperare, la propria bici si pedala, facendola salire, o scendere, e agganciandola, o sganciandola, al supporto. Certo, non è facile trovare lo spazio libero in mezzo ai palazzi nelle nostre città, ma il deposito verticale può avere varie dimensioni, e in luoghi spesso aperti come le stazioni ferroviarie, degli autobus o della metropolitana, sarebbe possibile.

 

Così diventa più complicato usare il tronchesino sotto gli occhi di tutti, che è il modo con cui i ladri, forniti di furgoni, razziano le nostre due ruote. Con Bike Hangar – così si chiama – anche loro, i ladri, devono pedalare.

 

 

PS. Questo articolo è apparso su La Stampa nella rubrica “Minima”, che esce il lunedì. Sempre nella medesima rubrica, avevo trattato del furto delle biciclette in un altro pezzo, Una Tag contro i ladri di biciclette, l’1 febbraio 2011 e due settimane dopo ero ritornato sul tema con Più furti, meno bici. A settembre ne ha scritto su il Post Antonio Pascale e alla fine dell’anno anche Luca Rastello su La Repubblica: segno evidente che il problema ha un qualche interesse; del resto le scarse lettere che ricevo, o commenti nel web dopo i miei pezzi, riguardano sempre il furto di biciclette. Qualcosa vorrà dire, o no?

 

 

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