Mario Luzi / Obiurgatio
Difficile trovare dei versi che restituiscano, con altrettanta veemenza, lo sgomento per la crisi che la Repubblica attraversò all'inizio degli anni Novanta, tra stragi mafiose e inchieste sulla corruzione politica. Obiurgatio (“invettiva”), scritta appunto in quegli anni e pubblicata nella plaquette Sia detto, del 1995, è un sussulto, disperato, di speranza civile perché l'Italia, con la sua storia, si svincoli dalle fauci degli “antropoidi digrignanti” che la stanno divorando.
OBIURGATIO
Non cedere, ti prego,
ai tuoi sussulti vomitori
non rovesciarti addosso la tua storia,
matria insana, non ritorcerla
contro te matrice
quella tribolata storia.
d'indegnità e di splendori.
Bagna essa
defluivo disuguale
ugualmente tutti noi
muniti di dolore,
battesimale è quel decorso,
non è reversibile di battesimo.
Non fare
sì che scoli
come broda e come bava
tra le zanne d’antropoidi digrignanti.
Lo puoi?
O sono senza nervo,
neppure vulnerabili
i tuoi arti? In coma il tuo cervello
comanda solo incomposti movimenti
e basta? solo insensati suoni?
Ricomponiti come sempre fosti,
creaturale madre di creature,
tu nient’altro.
Edizione di riferimento: M. Luzi, L'opera poetica, a c. di S. Verdino, Mondadori, Milano, 1998.