Walter Benjamin e la fotografia

13 Settembre 2011

Scriveva Walter Benjamin, con una visione poeticissima, che nelle tecniche e nei fenomeni che sono alla fine del loro sviluppo e che stanno scomparendo riluce per un’ultima volta un senso che anticipa ciò che verrà addirittura dopo la causa immediata della loro obsolescenza. Così il videorama anticipa il cinema scavalcando la fotografia che lo aveva reso inutile. Forse oggi la fotografia è in questa stessa situazione, resa obsoleta dal digitale e dall’era detta postmediale. Già si era minacciato di non produrre più la Polaroid, fra non molto c’è da aspettarsi di non trovare più neppure pellicole e materiali per lo sviluppo. La fotografia sta per essere sostituita da altro, digitale in senso esteso: Internet e postinternet.

 

Ha dunque un senso nostalgico l’interesse che la fotografia sta suscitando spontaneamente presso un pubblico vario e ampio come poche altre forme d’espressione? No, appunto, o non solo, probabilmente è un sintomo di un cambiamento importante che la fotografia rende manifesto.

 

Forse la fotografia possiede e comunica ancora, ma in forma nuova, quell’effetto di realtà a cui è sempre stata legata, fin dall’origine. Non c’è immagine fotografica senza realtà che se ne lasci catturare, di cui è impronta luminosa ancor prima che rappresentazione. Sì, ero e sono proprio io quello sulla foto, non c’è dubbio.

 

Ora, all’epoca del passaggio alla Seconda Vita virtuale e digitale, immaginaria e inconcreta, forse nella fotografia si manifesta il cambiamento di ciò che sembra di perdere: il reale cambia, la sua stessa concretezza, la sua sostanza, insieme al nostro senso di realtà e ai nostri sensi (la vista in primis, ma il tatto soprattutto, pare). Cambia il senso del passato, il senso dell’attesa, la nostalgia stessa, insomma tutto ciò che appartiene fin dall’inizio alla fotografia, che probabilmente proprio essa ci ha insegnato e che ora traghetta da quell’altra parte, la nuova.

 

Che cosa più esattamente anticipa, scavalcando la digitalizzazione? Ahimè, purtroppo non sono Benjamin! Farò così le mie congetture anch’io come chiunque altro: le scommesse sono aperte. Intanto invito a guardare la fotografia in questo modo, come la sparizione di qualcosa e l’apparizione di qualcos’altro, come una news, come si legge un giornale, notizie di ieri che sono novità di oggi: immagini contemporanee.

 

In alto: Jean Baudrillard, Paris,1993. Fotografia a colori.

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