La smorfia, il tempo e l’ordine del mondo

20 Agosto 2024

Giocare al lotto presuppone un ordine del mondo diverso da quello in cui si muove il pensiero occidentale, figlio della nostra scienza, quella nata intorno al Seicento. Secondo questo ordine c’è una relazione fra sogni, numeri e fatti che accadono nel reale, una relazione che non è quella di causalità, ma qualcosa che ha a che fare con sincronie, analogie, eventi unici apparentemente figli del caso. Tutti coloro che giocano al lotto o anche chi consulta oracoli del calibro dell’I King, consapevolmente o meno, scommettono su questo ordine. E gli altri, pure. In palio c’è il controllo del futuro. 

Qualche tempo fa Antonio Biasucci, uno dei fotografi italiani più apprezzati internazionalmente, mi ha fatto vedere il suo libro Tombola, appena ricevuto dall’editore. Novanta opere fotografiche, una per ogni numero della tombola, una più evocativa e splendida dell’altra. L’abbiamo sfogliato sulle scale dell’Accademia di Foggia dove entrambi insegniamo. Antonio è una persona speciale, figlio di Napoli, simpatico, modesto, profondo. Mi ha raccontato come andava cercando una maniera di rendere i numeri e dopo aver sperimentato varie soluzioni grafiche ha pensato di chiedere a un amico di disegnarli. Si dà il caso che l’amico in questione fosse Mimmo Paladino, che ha accettato immediatamente. Ne è nata una mostra e un libro prezioso, stampato ad arte da Contrasto Books di Roberto Koch Editore, uno di quegli oggetti da collezione che racchiudono universi. Mi è subito venuta voglia di scriverne per contribuire a farlo conoscere e da quella sera è partita una ricerca che sta durando mesi perché mi sono impigliato nella concezione del mondo che presupponeva, una visione del reale diversa dalla quella in cui siamo cresciuti, un racconto che non è quello della comunità scientifica, un percorso scivolosissimo, impervio, pieno di insidie e abbagli, in più, pressoché inutile. 

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Tabellone disegni © 2023 Mimmo Paladino.
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.Tabellone fotografie © 2023 Antonio Biasiucci

“Nel mondo classico, nelle pratiche dei musulmani, fra gli indiani d’America, è il caso che divide l’eredità, seleziona magistrati e sacerdoti, decide sulla colpevolezza dell’imputato, distribuisce i doni del sovrano, elegge la vittima sacrificale. A monte di queste pratiche sta l’idea che il responso del dado rispecchi l’ordine della natura, o meglio l’ordine divino che in essa si esprime.” Così Paolo Macry, nel suo Giocare la vita, Storia del lotto a Napoli fra Sette e Ottocento, uscito per Donzelli nel 1997. 

Troviamo lotterie in Italia almeno dal Quattrocento a Venezia, Genova e Roma. L’uso del lotto istituzionalizzato si fa datare al 1610 a Genova e ha una massima diffusione in coincidenza col secolo dei Lumi. Arrivato a Napoli prende la forma della Smorfia, “una collezione delle immagini notturne – oggetti e situazioni – che giungono da Morfeo, la divinità del sonno e dei sogni, e dei numeri a ciascuna di esse associati.” 

Gli elementi in gioco sono: caso, sogni, numeri. 

I sogni sono materia degli psicanalisti, forse per questo quando mi sono chiesto chi avesse approfondito questa visione altra, il primo a cui ho pensato è stato Jung. Negli ultimi anni della sua vita ha fatto uscire un breve testo, Sincronicità, che avevo letto tanto tempo prima. Sicuramente qualcuno aveva ripreso quello stimolo e l’aveva sviluppato, mi sono detto, ci sarà stato certamente chi ha portato avanti quelle intuizioni. Mi sbagliavo. Una delle poche che ha osato avventurarsi su quella strada è stata una sua collaboratrice, Marie Louise von Franz della quale in italiano è stato da poco tradotto Divinazione e sincronicità, Psicologia delle coincidenze significative, pubblicato da Tlon nel 2023, basato su conferenze che von Franz ha tenuto nel 1969. Qui troviamo l’idea, ripresa da Jung, secondo cui il numero è l’archetipo che lega fra loro il mondo della psiche e quello della materia, che indica una quantità ma, nella sua forma originaria, anche la qualità o la forma di una struttura. Riportando il lavoro Il pensiero cinese del sociologo Marcel Granet, von Franz nota come nella tradizione cinese l’universo sembra avere un ritmo numerico ultimo e fondamentale. “I cinesi hanno semplicemente dato per scontata l’esistenza di questo ritmo di tutta la realtà, ovvero un disegno numerico; tutte le relazioni reciproche fra le cose, in tutte le dimensioni della vita esteriore e interiore, rispecchiano quindi un qualche disegno numerico fondamentale in una forma concepita come ritmo.”  

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1, L’Italia © 2023 Mimmo Paladino – 1, L’Italia © 2023 Antonio Biasiucci.

La von Franz si chiede qual è la differenza tra un esperimento scientifico di fisica contemporanea e un oracolo divinatorio, notando come in un esperimento si elimina il caso, o quantomeno si cerca di isolarlo quanto più possibile, mentre in un oracolo il caso è il fulcro della questione, la fonte di informazioni; nell’esperimento scientifico il caso è un fattore di disturbo che va eliminato con il massimo di ripetizione possibile. C’è un legame tra il calcolo delle probabilità e le statistiche, poiché anche queste sono strumenti per eliminare il caso ed è significativo notare come il calcolo delle probabilità sia stato di fatto inventato da Blaise Pascal e Pierre de Fermat analizzando il gioco d’azzardo. 

In Psiche e materia, pubblicato da Bollati Boringhieri nel 1992, von Franz dice che “Il nostro calcolo delle probabilità sposta il caso ai margini dell’osservazione e lo esclude pienamente con la ripetizione. Il cinese pone l’evento al centro stesso della sua osservazione e tenta di vedere proprio in questo caso una regolarità. Ciò presuppone naturalmente una concezione globale della natura: che la natura fisica e psichica, esterna e interna, e l’intera natura cosmica costituiscano un senso ultimo, dinanzi a cui sta l’interrogante. Non è la norma ma il caso a fornire una risposta. (…) In fisica la psiche rispecchia la materia. Ora, ci si chiede, la materia può a sua volta rispecchiare la pische? In Cina si è sempre pensato in tal senso. Quando i Cinesi vogliono informazioni sui processi psichici, osservano semplicemente che cosa accade intorno a loro nella materia e lo assumono come specchio dei processi psichici interni.” Più avanti troviamo l’idea che il numero ha a che fare con il passare del tempo, raccontare e contare sono strettamente collegati, la stessa etimologia lo conferma in diverse lingue, raccontare è percorrere il tempo secondo un ritmo. Ma “il nostro concetto di tempo dovrebbe però essere rivisto, se si vuole includere non solo la concezione di un’infinità numerabile-innumerabile, ma anche la sua interruzione attraverso atti essenzialmente imprevedibili di una creatio continua, atti, cioè, che non accadono per puro caso, ma emergono all’interno d’un insieme di modelli archetipici, legati in qualche modo ai numeri interi naturali.”

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36, ‘E ccastagnelle © 2023 Mimmo Paladino - 36, ‘E ccastagnelle © 2023 Antonio Biasiucci.

Numero, caso, tempo. Ma cos’è il tempo? Carlo Rovelli ha affrontato il tema nel suo L’ordine del tempo, edito da Adelphi nel 2017. Nelle prime pagine troviamo la sua relazione con la forza di gravità, più le cose sono in alto, più il tempo scorre velocemente “Le cose cadono verso il basso perché in basso il tempo è rallentato dalla terra” ma più avanti il tempo scompare quando afferma che nelle ultime ricerche della fisica “la differenza fra passato e futuro – fra causa e effetto, fra memoria e speranza, fra rimorso e intenzione – nelle leggi elementari che descrivono i meccanismi del mondo non c’è.” Nella fisica, prosegue Rovelli, c’è un’unica legge generale che distingue il passato dal futuro, quella enunciata a metà Ottocento da Rudolf Clausius: il calore non può passare da un corpo freddo a uno caldo, “Il legame fra tempo e calore è dunque profondo: ogni volta che si manifesta una differenza fra passato e futuro, c’è di mezzo il calore. (…) Solo dove c’è calore c’è distinzione fra passato e futuro.” Proseguendo il panorama si complica quando scopriamo che dire “adesso” non significa nulla, o meglio che “la nozione di – presente – si riferisce alle cose vicine, non a quelle lontane. Il nostro – presente – non si estende a tutto l’universo. È come una bolla vicino a noi. (…) Il tempo non è unico: c’è una durata diversa per ogni traiettoria; passa a ritmi diversi secondo il luogo e secondo la velocità. Non è orientato: la differenza fra passato e futuro non c’è nelle equazioni elementari del mondo.” Nonostante ciò, la maniera più precisa per descrivere il mondo ha a che fare con lo scorrere del tempo: “Pensare il mondo come un insieme di eventi, di processi, è il modo che ci permette di meglio coglierlo, comprenderlo, descriverlo. Il mondo non è un insieme di cose, è un insieme di eventi. Capiamo il mondo studiando i cambiamenti, non studiando le cose.” Rovelli nota che la parola tempo deriva dalla radice indoeuropea di, dai, che indica dividere, azione che tira in ballo i numeri. 

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 45, ‘O vino bbuono © 2023 Mimmo Paladino - 45, ‘O vino bbuono © 2023 Antonio Biasiucci. 

Il tempo dipende quindi dalla prospettiva da cui si è posti. Curioso che mentre la fisica arriva a questi pensieri anche in antropologia, per tutt’altre vie e argomenti, si è arrivati a parlare di prospettiva. Viveiros de Castro con la sua idea di prospettivismo ha spostato il baricentro della ricerca della disciplina ampliandone le possibilità. Raccogliamo le parole chiave emerse finora: numero, caso, tempo, forma, ordine spontaneo. In un testo di qualche tempo fa, Steven Strogatz, professore di Matematica applicata alla Cornell University e studioso della teoria del caos e delle scienze della complessità, aveva indagato l’ordine spontaneo che si osserva in natura. Il testo è del 2003, si chiama Sync – The emerging science of spontaneous order e nello stesso anno è uscito in Italia per Rizzoli col titolo Sincronia, i ritmi della natura e i nostri ritmi e inizia così: “Al cuore dell’universo c’è un battito costante, persistente: il suono di cicli in sincronia. È un battito che pervade la natura in ogni ordine di grandezza, dal nucleo degli atomi al cosmo. (…) da molto tempo l’esistenza di un ordine spontaneo nell’universo sconcerta gli scienziati. Le leggi della termodinamica sembrano infatti prescrivere il contrario, cioè che la natura sia inesorabilmente destinata a degenerare verso uno stato di maggior disordine, di maggiore entropia. Eppure tutto intorno a noi vediamo strutture magnifiche – galassie, cellule, ecosistemi, esseri umani – che in qualche modo sono riuscite ad assemblarsi. (…) Questo è l’ordine che chiamiamo sincronia.”

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50, ‘O ppane © 2023 Mimmo Paladino - 50, ‘O ppane © 2023 Antonio Biasiucci.

Siamo tornati dalle parti della sincronicità. Certo, sono cose diverse, ma siamo alla ricerca di similitudini e analogie, le differenze sono sempre troppo facili da trovare e vanno verso la divisione. La von Franz in Psiche e materia dice: “Attraverso il concetto del principio di sincronicità, Jung ha creato una base dalla quale si potessero concepire in modo unitario le aree sin qui complementari di psiche e materia. Nell’evento sincronistico si manifesta lo stesso senso nella psiche e nella disposizione d’un simultaneo evento esterno, per cui spesso esiste contemporaneamente un “sapere a priori intorno a un fatto non conoscibile nel tempo”, che Jung definì un “sapere assoluto”. Quest’ultimo consiste nel rappresentare immagini prive di soggetto. I fenomeni di sincronicità rinviano a un aspetto unitario cosciente trascendente l’Essere, che Jung ha devinito come unus mundus.” È la “solita” rassicurante idea che alla base di tutta l’immensa complessità del reale ci sia in fondo un ordine, un senso, comunque una struttura che regge tutto? Anche in un pensatore come Edgar Morin troviamo un’idea simile. IN La via, per l’avvenire dell’umanità, pubblicato da Raffaello Cortina nel 2012, nella premessa troviamo: “Misi nel nucleo del pensiero complesso l’idea di Unitas multiplex, l’unità della molteplicità e della diversità umane: l’unità umana genera la diversità umana e la diversità umana mantiene l’unità umana. Da cui la constatazione: – La diversità è il tesoro dell’unità umana, l’unità è il tesoro della diversità umana –.” 

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90, ‘A paura © 2023 Mimmo Paladino - 90, ‘A paura © 2023 Antonio Biasiucci.

Il pensiero di Morin e in particolare il suo focus sull’idea di complessità ha contribuito a porre le basi per l’idea di pensiero sistemico. “Il concetto basilare della concezione sistemica è che siamo contornati da sistemi complessi, formati cioè da varie parti e componenti, che si giustappongono e interagiscono l’uno con l’altro, così che non ha senso, per studiare e capire il sistema stesso, isolare i singoli componenti e studiarli separatamente dal contesto globale.” Così Fritjof Capra e Pier Luigi Luisi in Vita e Natura, Una visione sistemica, edito da Aboca nel 2020 di cui abbiamo parlato qui dove tornano parole ormai familiari: ordine, organizzazione, relazione, forma. “Lo studio della materia inizia con la domanda: di cosa è fatta? Ciò conduce alla nozione degli elementi fondamentali, i mattoni della materia; alla misurazione e alla quantificazione. Lo studio della forma si chiede invece qual è il pattern? E ciò porta all’idea di ordine, organizzazione e relazione. Invece che alla quantità porta alla qualità; invece della misurazione richiede la mappatura.”

Fin qui il pensiero e la scienza, ma se ci spostiamo nella zona dell’arte le cose si fanno molto interessanti. Uno dei movimenti più dirompenti del Novecento, il Dadaismo, fondato sull’esaltazione del caso ha influenzato tutta l’arte successiva compreso John Cage. Brian Eno e Peter Schmidt nel 1975 svilupparono le Oblique Strategies, un metodo di lavoro basato sul caso che prese la forma di un mazzo di carte ognuna delle quali conteneva una frase. Così le descrisse Eno in un’intervista con Charles Amirkhanian del 1980: “Le Strategie Oblique si sono evolute dal fatto che mi trovavo in una serie di situazioni lavorative in cui il panico della situazione, in particolare negli studi, tendeva a farmi dimenticare rapidamente che esistevano altri modi di lavorare e che esistevano modi tangenziali per affrontare i problemi che erano in molti sensi più interessanti dell’approccio diretto e frontale.” 

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25, Natale © 2023 Mimmo Paladino – 25, Natale © 2023 Antonio Biasiucci.

“…altri modi di lavorare” mi fermo su queste parole di Brian Eno. Sono emerse parole chiave interessanti su cui lavorare: tempo, numero, caso, forma, ordine, ritmo. A rivederle tutte insieme si direbbe in effetti che stiamo parlando di musica, l’arte che più di ogni altra ha a che fare col tempo come lo percepiamo noi umani.

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