NY. Storia di un pianista di strada

24 Marzo 2023

Colin Huggins è un pianista classico nato a Decatour, Georgia il 6 gennaio 1978, da alcuni anni noto per le sue performance di strada a New York su un piano a coda, tanto da essere chiamato “il piano-man di Washington Square Park”. Aveva cominciato a lavorare molto presto: ha fatto il baby sitter, il fornaio, il delivery man in bicicletta, ma la sua vera passione era di fare il musicista. Da autodidatta ha iniziato a suonare il pianoforte. Nel periodo in cui ha vissuto a Boston si è interessato al balletto ed era riuscito anche ad accompagnare l’American Ballett Theatre in qualche esibizione.

Nel 2003 si è trasferito a New York, ha fatto da assistente alla Joffrey Ballett School e ha iniziato a suonare un pianoforte a mezza coda a Union Square. Ha comprato, con l’aiuto di amici, un pianoforte su Craiglist e ha iniziato a suonare stabilmente, nel fine settimana, prima in metropolitana e poi dal 2008 a Washington Square Park, all’inizio della Quinta, in pieno Greenwich Village, a volte per 12 ore di fila.

Dal 2011 ha ricevuto attenzioni dalla stampa per le sue performance da busker: il New York Times gli ha dedicato un articolo in una delle sue sezioni speciali “A day in the life of the Crazy Piano Guy in Washington Square Park”. Colin suonava anche d’ inverno, tranne nelle giornate di pioggia o di neve, era munito di guanti che lasciavano liberi i polpastrelli e non si è mai fatto scoraggiare dal gelo o dal caldo (ovvio che quando pioveva o quando nevicava non era in grado di fare performance, perché le sue erano regolarmente e rigorosamente all'aperto).

Lo si poteva trovare dalle 9.30 della mattina, al sabato e alla domenica mentre lavorava attorno agli accordi: spesso aveva un amico che veniva per aiutarlo ad accordare il pianoforte. Studiava il vento e girava in tondo il suo piano; era sempre molto scrupoloso, come se stesse suonando in una Music Hall, alla ricerca del suono perfetto.

Dopo un paio di articoli sulla stampa, un crowdfunding ha raccolto circa 30.000 dollari per comperargli un pianoforte nuovo. La prima cosa che ha fatto quando gli è stato consegnato è stata quella di incidere la scritta: “This machine kills fascist”, ispirato da Whoody Guthrie che lo aveva scritto sulla sua chitarra mentre girava l’America poco dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Colin si è mantenuto con le mance che gli venivano lasciate. Lui si sedeva su un piccolo bidone e un altro bidone era a lato del pianoforte per raccogliere donazioni spontanee. Molti mettevano un dollaro e a volte capitava un biglietto da venti. La gente passava per Washington Square Park alla domenica mattina, era in giro con i bambini, sentiva questa musica, guardava, si fermava ad ascoltare ed era come attratta da un forte magnetismo.

Nel suo repertorio c'erano gran parte dei classici, Chopin, Liszt, Rachmaninov (uno dei suoi preferiti) ma anche qualche moderno come Philip Glass. Durante questi anni si era sviluppata una sorta di piccola folla poco ortodossa che si fermava ad ascoltare, mangiava un panino, chiacchierava sottovoce durante le sue performance poi riprendeva il cammino lasciando appunto una piccola mancia.

L’abituale confusione del parco un po’ lo disturbava, ma non si è mai lamentato; la cosa che ha sempre odiato erano altri musicisti, soprattutto quelli afroamericani che arrivavano con strumenti a percussione e facevano molto rumore; lui non sopportava semmai il rumore di altri strumenti mentre invece tollerava i rumori di strada, le sirene delle ambulanze e tutto ciò che costituisce il sottofondo sonoro della città. Così settimana dopo settimana lui alla mattina usciva da un garage che un amico gli aveva prestato, caricava il pianoforte in verticale su un carrello a ruote grandi, lo trasportava spingendolo da solo; ogni tanto qualcuno gli dava una mano fino alla piazza; studiava il posto, la gente, si guardava attorno cercando spazi vuoti idonei, preferibilmente andava sotto l'arco di Washington Square perché era abbastanza riparato e, diceva, il suono si propagava nel modo più adatto alle sue esigenze.

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Suonava per un paio d’ore, faceva una piccola pausa per una tazza di caffè, si sedeva per terra, parlava con chi gli faceva domande, era molto attento al parere dei bambini e i bambini erano i primi che si fermavano; mentre giravano con il loro monopattino o la piccola bicicletta, sentivano la musica, vedevano Colin, inchiodavano il mezzo ed erano immobili come una statua di sale. Arrivavano a piedi i genitori e spesso, dopo pochi secondi, dicevano “andiamo” e li trascinavano via. Ho visto molte volte questa scena: i bambini, come spesso accade, sono i primi a sentire la grazia quando è nell'aria mentre gli adulti sono più impegnati in altre cose e spesso si perdono questo spazio di poesia. 

Dopo gli articoli sulla stampa la sua fama era decisamente aumentata e ha tentato varie strade per migliorare un poco le sue condizioni economiche sempre precarie: ha provato a produrre in proprio tre CD (che io custodisco gelosamente) naturalmente poi bannati perché non avevano avuto l'approvazione della Siae newyorkese; ha prodotto una chiavetta con molti brani musicali che vendeva a 15 $ e, in cambio, ti proponeva una esperienza unica e cioè quella di sdraiarti sotto al suo pianoforte mentre eseguiva un pezzo; io stesso ho fatto questa esperienza e, a lui che mi chiedeva un parere, dicevo che era come essere dentro a una macchina per fare la risonanza magnetica con la differenza che il suono era straordinario invece del rumore di ferraglie. 

Nel tempo siamo diventati amici, forse perché ero italiano, perché conoscevo e apprezzavo la musica, e da appassionato di storia antica come era, mi chiedeva così all’improvviso, con grande ingenuità, “ma secondo te, come ha fatto Annibale ad attraversare le Alpi con tutti quegli elefanti?”. Ogni tanto si poneva quesiti strani sull’Europa e sul nostro paese. Non è mai venuto in Europa, io a un certo punto avevo tentato di farlo venire a Ferrara per il festival dei buskers e ho contattato il responsabile, ma quell'anno non era l'anno dedicato agli Stati Uniti per cui non sono stato degnato di grandi attenzioni. Eppure pensavo che non fosse molto frequente ascoltare un Pianista-busker e su questo progetto avrei davvero voluto che lui venisse a visitare l'Italia.

Poi è arrivato il COVID, drammatico per tutti ma in particolare per artisti e musicisti Durante questo periodo lui è rimasto rinchiuso da qualche parte; nessuno sa se abbia avuto il COVID ma certamente non aveva la possibilità di comprarsi medicine né di essere curato in ospedale perché non aveva l’assistenza sanitaria, come molti nel suo Paese. Ha sempre vissuto usando la disponibilità e la magnanimità di amici; a un certo punto mi aveva invitato a una cena dove doveva essere presente Sonia Sotomayor, giudice di Corte Suprema perché affetta da diabete e quindi lui sapeva di me e avrebbe voluto che noi due ci incontrassimo per farla desistere dal suo desiderio di dimettersi per motivi di salute. La sua notorietà ha avuto come una curva gaussiana con un apice di fama, di contatti con il mondo della New York bene, che non hanno mai cambiato le sue condizioni di vita. Gli piaceva suonare in strada, avrebbe voluto migliorare molto la sua tecnica, forse per avere una opportunità nel mondo musicale che conta. Ma forse non ci credeva nemmeno lui. Serio, ironico, non faceva troppi progetti per non andare incontro ad altre delusioni.

Il COVID ha cancellato tutto! Il suo padrone di casa lo ha sfrattato perché non poteva permettersi di pagare un aumento dell’affitto, già molto oneroso e non aveva più nemmeno il garage dove tenere il suo pianoforte. Lo hanno visto uscire raramente e le sue performance sono state rese difficili dal fatto che non riusciva più ad accordare bene il pianoforte e anche per la prepotenza di alcuni gruppi musicali di strada molto più rumorosi. Era stato costretto a cambiare ubicazione; era finito vicino alla statua di Giuseppe Garibaldi in una stradina laterale del parco, ma non gli piaceva perché lì c'era più vento e quindi il suono non andava dove, secondo lui, avrebbe dovuto andare; poi lì c'erano molti piccioni e c'erano persone in transito che davano da mangiare agli uccelli, molto più rumore, un chiacchiericcio continuo. Era molto dimagrito e stava male. Non si è mai ripreso dalla pandemia e le sue uscite erano troppo faticose. Le sue performance, a detta di chi è riuscito ad andarlo ad ascoltare, appena hanno riaperto gli spazi pubblici, non hanno più toccato gli apici dei bei tempi. Una studentessa della scuola di giornalismo della New York University è riuscita ad intervistarlo nel dicembre 2022: in maniera pacata Colin ha chiesto aiuto, si è lamentato per come la vita nel parco fosse cambiata negli ultimi tempi, sempre più homeless e drogati, musica amplificata a tutto volume, addirittura fuochi d’artificio, Harley senza marmitta che giravano attorno, meno famiglie e meno sicurezza. Lui l’ha definita una cacofonia umana inarrestabile.

Un amico professore alla Columbia lo ha ospitato per qualche mese, ma, nonostante la richiesta di molti studenti, non si è trovato un locale a piano terra per il suo pianoforte. L’articolo terminava esprimendo il bisogno di tenere in vita le belle storie della città e sostenendo che, senza artisti, New York sarebbe diventata irriconoscibile. Il sindaco della città (ex capo della polizia) non si è mai interessato.

Colin è vegano. Dal settembre 2022 è diventato un homeless e dorme sul suo pianoforte la notte, ai limiti del parco. Da febbraio 2023 ha fatto perdere le sue tracce. Sono andato a cercarlo durante il mio ultimo soggiorno in città. C’è un uomo molto magro e mal vestito al lato est del parco che suona un piano scordato: il pianoforte è il suo perché si intravede, scolorita, la scritta di Woody Guthrie. L’uomo indossa una maschera e non vuole essere riconosciuto e, per rispetto, a New York nessuno fa domande.

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