Il segno del comando

18 Aprile 2012

L’altro giorno, al termine del suo comizio, in Place de la Concorde, il presidente Sarkozy, in giacca e cravatta, si è concesso un bagno di folla per stringere le mani dei suoi sostenitori. A un certo punto si è arrestato e si è sfilato l’orologio dal polso; lo ha messo in tasca, nei suoi eleganti calzoni blu, e ha ripreso il suo giro rituale. Il timore era quello di vederselo sfilare nel corso dello stretto contatto con la gente. Un orologio da 55.000 euro, si è letto sui siti, prodotto dal rinomato orologiaio svizzero Patek Philippe, in oro bianco, modello 5140 G, regalato al candidato presidenziale dalla moglie Carla Bruni durante la luna di miele. Un gesto piccolo borghese simile a quello di chi si tasta le tasche posteriori per sentire se il portafoglio c’è ancora, e che dà la misura dell’eleganza posticcia dell’uomo che aspira ad ottenere il secondo mandato alla testa del paese.

 

Del resto, Sarkozy deve essere stato memore di quanto era accaduto a George W. Bush durante la sua visita in Albania nel 2007 come presidente degli Stati Uniti. In maniche di camicia arrotolate, quasi a imitare la postura di J. F. Kennedy, il goffo texano stringe le mani di coloro che lo acclamano. Nel filmato si vede distintamente l’orologio al polso, poi non c’è più: il braccio appare nudo. All’epoca si disse che gli era stato sfilato durante il contatto con le mani degli albanesi, e così sembra dal video. Poi qualcuno dell’entourage del presidente americano dichiarò che il furto non c’era stato: Bush se l’era tolto da solo e messo in tasca. Ma il gesto protettivo nel video non si vede. Un’affermazione diplomatica, probabilmente per non mettere in imbarazzo i suoi ospiti albanesi. Anche sul valore dell’orologio presidenziale si minimizzò: 50 dollari.

 

Sarkozy indossa un gadget assai prezioso, in pratica un gioiello, uno status symbol, un segno di virilità e di potere. Sul tempo, probabilmente. Un bracciale da sovrano. Mettendoselo in tasca è un po’ come se Sarkozy avesse rinunciato alla sua virilità - ecco il gesto piccolo borghese -, l’avesse occultata, rivelando in questo modo la sua natura più profonda (pensiero segreto: Qui se non sto attento me lo fregano!). Una caduta di tono in un uomo che si presenta con la retorica del condottiero, del monarca democratico, che vuole salvare la Francia dal suo possibile errore: andare a sinistra. Ma l’errore lo ha fatto lui, monarca senza corona e senza bracciale; senza più il segno del comando che si era scelto. La ricchezza ha senso se esibita, e invece lui se l’è messa in tasca. Ha qualcosa da nascondere.

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