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Occhio rotondo 13. Desiderio
Come mai questa è una delle fotografie più amate di Mario Dondero? La si ritrova sulle copertine dei suoi libri, nelle mostre ed anche è usata dagli antropologi e dagli etnologi come un documento. Perché? Si tratta di uno scatto preso nel 1993 ad Accettura, un paese della Lucania, durante la Festa di Maggio quando si celebrano i “matrimoni arborei”: riti propiziatori in cui un tronco e una cima, ovvero lo sposo e la sposa, “sono innestati e innalzati al cielo in una unione simbolica”. Il cerimoniale comprende la scalata dell’albero che è prova difficile e pericolosa. Ci sono diverse fotografie della salita fissate da Dondero durante la festa del 1993, tra cui una in cui si vede l’uomo che ha raggiunto la cima del tronco; apre le braccia in segno di vittoria mentre poco più sotto un altro uomo sta salendo a breve distanza. Ma perché questa immagine con la Luna è diventata iconica? Perché non è una foto realista. Appartiene infatti alla parte visionaria degli scatti di Mario Dondero, così come è visionaria un’altra celebre fotografia di Dondero alla Sorbona nel 1968. Si vedono gli studenti assiepati in cima alle gradinate dell’aula universitaria.
C’è un’assemblea in corso, ma non si scorge chi siede alla cattedra, solo la folla dei ragazzi. Tutto appare sfuocato, mentre dalle finestre aperte entra della luce e le lampade ai muri sono accese, così la luminescenza riempie come una nuvola impalpabile parte della scena intercettando il fumo delle sigarette o altro. Ha qualcosa di irreale, pur essendo una fotografia reale: racconta meglio di mille discorsi cosa è stato il Sessantotto francese. A maggior ragione lo scatto di Accettura ha qualcosa di irrealistico, di fantastico: la luce della Luna da sinistra, lo sfuocato, il grigio-nero dell’insieme, e poi l’uomo che s’arrampica sul palo sembra appeso al nulla. Dove sta andando? E perché sale? Chi vede questa immagine per la prima volta, senza sapere della “scalata di Maggio” nel paesino lucano di 1600 anime, non capisce di cosa si tratta: perché è lì?
Il titolo dato da Dondero suona come una spiegazione, a sua volta fantastica: “L’uomo che voleva raggiungere la Luna”. Afferrare la Luna salendo in alto, poterla raggiungere, tutto questo ha indubbiamente qualcosa di poetico. Un sogno, un’immaginazione, una fantasia, come quella di Qfwfq, il proteiforme personaggio delle Cosmicomiche di Italo Calvino, che sale verso la vicina Luna. Lei è lì a portata di gambe e braccia, basta avere una scala, un asse, una trave, per salire fino là. Eppure la fotografia evidenzia un’impossibilità: l’uomo e il palo su cui lui sale sono discosti dal satellite pallido che sbuca sulla sinistra. Come si potrà arrivare lassù se la Luna è così distante?
La magia di questa fotografia risiede nel desiderio espresso dal titolo. Dice: l’uomo “che voleva raggiungere”, e non l’uomo “che ha raggiunto”. Desiderio come de-sidera, “dalle stelle”, secondo un’etimologia assai nota. Dondero è il fotografo del desiderio, un desiderio che si esprime in quasi tutte le sue fotografie. Desiderio di gioia, desiderio di bellezza, desiderio di felicità, e poi desiderio del desiderio. Non c’è una sola sua fotografia che racconti il contrario. Semmai c’è il desiderio di qualcosa d’irraggiungibile, che tuttavia non impedisce di provarci, come fa l’uomo che sale sul palo. Dondero ci mostra sempre la possibilità, l’occasione, l’opportunità, la circostanza in cui le cose potrebbero essere, ma anche non potrebbero.
L’uomo sul tronco della festa di maggio ad Accettura ci ha provato. Anzi ci sta ancora provando, è sempre lì che s’arrampica. Tuttavia non è Sisifo, che una volta arrivato in cima ricade all’indietro e riprende eternamente. C’è sempre qualcosa di sospeso nelle sue fotografie, sono attimi che stanno per compiersi, non attimi decisivi, come quelli di Henry Cartier- Bresson. Sono attimi indecisi quelli di Mario Dondero, e che possono sempre decidersi. Nessuno può sapere cosa succederà subito dopo quello che il fotografo ha fissato con il suo scatto. La fotografia di Mario Dondero è quella dell’infinità possibilità dell’essere, e insieme della sua sostenibile leggerezza.
In copertina, L'uomo che voleva raggiungere la luna, Festa del maggio, rito arboricolo millenario ad Accettura, Lucania,1993 © Mario Dondero.
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