Andy Warhol

22 Febbraio 2013

Ventisei anni fa moriva inaspettatamente Andy Warhol. Aveva 59 anni, oggi dunque ne avrebbe 85 e potrebbe essere ancora in attività. Molti si sono chiesti e si chiedono cosa farebbe oggi se fosse vivo. Perlopiù si rispondono chiedendosi se ammirerebbe il lavoro di quelli che appaiono un po’ gli eredi del suo modo di pensare il rapporto tra arte e “sistema”, riferendosi soprattutto all’invenzione e agli sviluppi della Factory e alle ambigue sue ultime dichiarazioni sulla Business Art. Cosa avrebbe dunque pensato di Jeff Koons, Damien Hirst (il teschio ricoperto di diamanti avrebbe potuto inventarlo lui), Takashi Murakami? E di Maurizio Cattelan?

 

 

A me vengono in mente due cose. Una è che a Warhol pensiamo troppo da questo punto di vista, per questo aspetto, trascurando o sminuendo la grandezza con cui ha saputo far proprie e rielaborare le questioni prettamente artistiche, in questo modo sapendosi rinnovare costantemente e sempre con grande acume. Le sue risposte alle pennellate e al dripping, al monocromo e al readymade, alla scultura e all’arte concettuale, insomma, di mano in mano, a tutti i grandi cambiamenti dell’arte contemporanea che costituivano le trasformazioni progressive dell’arte stessa. Anche lui li usava, ma a modo suo e sempre reinventandoli in maniera tanto significativa quanto non formalistica, tanto, appunto, che non ci se ne accorgeva. Questo per dire che sarebbe stato ancora molto interessante vedere come si sarebbe confrontato con gli ultimi svolgimenti dell’arte e con quegli artisti che ho nominato sopra a titolo di esempio. O l’arte relazione, la public art, Wei Wei...

 

Do solo una risposta a questo mio primo pensiero: io di Warhol ammiro in particolar modo la concretezza, il rimando costante al concreto, al vivere comune, per cui ha saputo sempre trasformare le questioni formali proprio in questo confronto, facendole diventare questioni reali. Si tenga sempre presente La filosofia di Andy Warhol per capire come affrontava le questioni e si guardino le sue opere in quella chiave.

 

 

 

La seconda cosa che mi viene in mente è la domanda: ma perché avrà collaborato, nella famosa serie di opere a sei mani, con artisti con Michel Basquiat e Francesco Clemente? Cioè, perché loro, così diversi e lontani da lui? Non c’è anche qui la chiave di come si confrontava con le cose? Bisogna fare i conti e confrontarsi con ciò che è diverso, solo così si può dimostrare di non procedere per inerzia e automatismo. Anche gli inizi di Warhol, cioè l’epoca d’oro è nata così: confronto con la pittura, con l’Espressionismo astratto della generazione precedente alla sua e con Johns e altri giovani che proponevano il nuovo.

 

La scena primaria dev’essere stata l’incontro con le opere di Lichtenstein che già faceva, e meglio, quello che stava facendo lui e che credeva così nuovo e dirompente. Lì dev’essere nata la necessità di affrontare le questioni diversamente. Ma non stiamo a rifare tutta la storia...

 

 

Quello che volevo dire qui è molto semplice: Warhol è uno di quegli artisti che a me sembra che ci avremmo guadagnato ad averlo ancora vivo tra noi e che ci avrebbe riservato ancora sorprese di grande intelligenza non solo per l’ammirazione che comunque si prova per quello che produce un grande artista, ma proprio per questa sua capacità di comprendere, interpretare e rispondere agli eventi del mondo tanto quanto all’evolvere dell’arte, un aspetto della sua figura che a me pare non abbastanza evidenziato. Si godrà così anche delle sue serie meno decantate, come i magnifici Reversal o i montaggi delle Retrospettive e la selezione dei capolavori della storia dell’arte o degli uomini da ricordare.

 

Io ho l’impressione che lì si nasconda ancora un segreto di Warhol che ce lo rende ancor oggi vivo. Ce ne sono altri, ma stamattina, svegliandomi, mi è venuto in mente così, proprio come un suo ritratto su uno dei suoi sfondi, non so se monocromo o variegato o mimetico; non uno dei suoi autoritratti, ma spero neanche una di quelle spesso brutte trasposizioni che credo si facciano con qualche applicazione di Photoshop che non conosco e che ho visto perfino nei manifesti di qualche candidato alle elezioni in corso.
Buon anniversario.

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