Ha fibre resistenti il nostro teatro

2 Aprile 2015

Combattivi, coinvolgenti, consapevoli. Sono Licia Lanera e Riccardo Spagnulo, alias Fibre Parallele. Una delle promesse mantenute della nuova generazione teatrale: selezione Premio Scenario 2007, la compagnia sta portando avanti da allora un costante percorso di approfondimento e messa in discussione dei risultati ottenuti.

 

Fibre Parallele, ph. Luigi La Selva

 

Mentre stanno lavorando al prossimo debutto, Beatitudine (che vedremo al Festival delle Colline Torinesi nel giugno 2015), Lanera e Spagnulo sono finalmente approdati a Milano con il loro ultimo spettacolo, Lo splendore dei supplizi (2013). Si tratta di un’ottima dimostrazione del processo compositivo di Fibre Parallele, che include drammaturgia, regia e originale contributo attorale. I due salgono e scendono dal palco, a turno si fanno sostituire in scena dall’assistente alla regia per poter guardare l’effetto di insieme, scrivono a tavolino e poi riscrivono ancora dopo le prove. La loro drammaturgia è in stretta relazione con la contemporaneità: Lo splendore prende in considerazione, in quattro diversi episodi, altrettanti archetipi, figure capaci di raccontare più di altre il nostro mondo e gli ambigui rapporti di potere in esso inscritti. Sotto la lente di ingrandimento teatrale troviamo una coppia alle prese con una distanza geografica e affettiva; un giocatore di videopoker che è costretto a scendere negli inferi della dipendenza; una badante extra-comunitaria che da vittima diverrà carnefice; un vegano che si trasforma suo malgrado in capro espiatorio.

Corrosive fotografie di piccoli inferni quotidiani, aberrazioni e sofferenze che potrebbero nascondersi dietro la porta accanto alla nostra. Nei quattro ‘corti’ la compagnia attraversa con sapienza stili e registri differenti: nel primo episodio i due attori dominano un serrato e affilatissimo confronto verbale; nel secondo Riccardo Spagnulo utilizza stilemi del teatro di figura in un riuscito gioco di contrasto con il macabro contesto; nel terzo a dominare è il linguaggio corporeo; il quarto – che provoca negli spettatori uno scroscio di risate catartiche pur davanti a un palese momento di violenza – fa riflettere sul concetto stesso di comico. Il risultato è un vocabolario eclettico e originale: lontano da certe autoreferenziali derive performative che hanno caratterizzato una parte della nuova scena; ma altrettanto distante da quel puro teatro di parola che torna da qualche tempo a fare capolino sui palchi nostrani.

 

A differenza di altri coetanei, i due fondatori di Fibre Parallele mostrano una straordinaria consapevolezza del percorso intrapreso e delle difficoltà dettate dal contesto artistico e politico. A questi temi è stato dedicato a Milano un ciclo di incontri (a cura di Oliviero Ponte di Pino e Teatro i, con la collaborazione di Stratagemmi), chiamato significativamente “De-generazioni”: quanto incide il contesto in cui si lavora sull’esito delle creazioni? È possibile un rapporto vivace e proficuo tra le diverse generazioni teatrali? È d’aiuto condividere le difficoltà e fare rete?

 

 

Sono stati chiamati a riflettere su questi nodi alcuni artisti a diversi livelli del loro percorso: da voci già riconosciute come quella di Marco Martinelli, a personalità mature come quella di Roberto Latini, fino a chi si è messo in gioco più di recente (è il caso del gruppo “I maniaci d’amore”). In occasione dell’ospitalità al Teatro Ringhiera di Milano, sono stati coinvolti nel confronto anche i due componenti di Fibre Parallele; e gli spunti emersi mostrano, se letti con attenzione, quanto il sistema teatrale agisca oggi secondo la spietata legge di Darwin. È un contesto che sprona di continuo a fare meno, meno bene, e con meno risorse – ha sottolineato Licia Lanera – e a cui si riesce a opporsi solo a costo di enormi sforzi.

 

E allora ha ancora senso fare teatro? Né Licia né Riccardo hanno dubbi: il teatro, assicurano, è uno dei pochi mezzi per creare una comunità. E con questo termine – legato a doppio filo al teatro fin dagli albori – alludono a una comunità di spettatori che li segue con entusiasmo da una parte all’altra dell’Italia; ma anche a un ampio gruppo di coetanei con cui condividono difficoltà e successi e dei quali parlano come veri e propri ‘compagni di trincea’. Di conferme per Fibre Parallele ne sono arrivate, e non poche, negli ultimi anni; e tra queste anche il premio Ubu 2014 a Licia Lanera come miglior attrice under 35 (consegnato per Celestina di Ronconi, ma che certamente molto deve anche al percorso autoriale dell’interprete). E viene da pensare che, in questo scenario di incertezze e spaesamento, alcune ‘specie’ si dimostrino abbastanza forti per resistere alla feroce selezione naturali. E ci sentiamo di dire che Fibre Parallele abbiano mostrato il carisma e le qualità per sopravvivere.

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