Speciale
Occhio rotondo 17. Italia
All’inizio degli anni 2000 Daniele De Lonti è tornato in Lombardia dopo essere vissuto per oltre dieci anni in Emilia, a Vezzano sul Crostolo, là dove l’Appennino comincia a salire di quota. S’era stabilito in quel luogo quando aveva cominciato a lavorare con Luigi Ghirri. La prima opera che ha realizzato dopo la morte di Luigi è stato un viaggio in Italia, quasi un congedo da quello che è stato, oltre che un maestro, un amico e un interlocutore quotidiano. Si intitola proprio così: Viaggio in Italia (Itaca Ultreya, Milano-Castel Bolognese, 2007) ed è un libro. Le fotografie del lavoro sono state esposte in vari luoghi nel corso degli ultimi sedici anni e di recente a Milano nella Bottega di Cecé Casile (via Solari 23).
L’idea, racconta Daniele De Lonti, gli era venuta quando lui e Luigi erano seduti di fronte alla Reggia di Colorno a fare colazione. All’improvviso era passata la carovana del Giro d’Italia. Pochi istanti: prima il gruppo di testa e poi il resto dei corridori. Un baleno. La visione l’aveva colpito, così ha pensato di fotografare quel transito. Non i corridori, ma proprio il loro scorrere via. Così s’è iscritto alla carovana della gara come fotografo e per tre anni ha seguito le venti canoniche tappe della gara ciclistica più importante d’Italia. Partiva la mattina presto in auto e percorreva le strade designate anticipando il passaggio dei corridori. Cercava un luogo dove fermarsi e dove scattare una fotografia. Posizionava il suo banco ottico in un punto che lo ispirava particolarmente, preparava la macchina e aspettava il passaggio della corsa. Ne sono venute fuori delle immagini davvero inconsuete del paesaggio italiano. Quella che ho scelto è stata scattata ad Arezzo.
Si vede in primo piano la strada asfaltata di colore chiaro, sopra la striatura dei ciclisti come una lunga riga bianca con un punto rosso, dietro un prato con quattro striminziti alberi, un signore che scatta una fotografia, presumibilmente con un cellulare, poi una bicicletta appoggiata a uno degli alberi, mentre di lato, a destra, un pezzo di un guardrail. Su tutto domina il retro di un’installazione di legno che mima la forma di un castello. Una fotografia con un raro senso della composizione e quei fantasmi in primo piano che scappano via, ma di cui resta l’impronta sformata. Sono loro i protagonisti della fotografia e al tempo stesso non lo sono. Le immagini esposte da Cecé Casile contengono la medesima scena, cambia solo – si fa per dire – il fondale. La corsa, che è la protagonista dello scatto, è presente e insieme assente, mentre quello che si vede distintamente sono i luoghi dove il Giro è passato. La gara è un lampo. Ha la forma stessa della velocità ed è l’avvenimento per cui le persone s’assiepano lungo il percorso della carovana. Il paesaggio è la cosa che resta, che si fissa in queste fotografie. Non è il paesaggio-paesaggio, quello memorabile, da ricordare.
A volte c’è anche quello, come a Benevento, dove in secondo piano, inquadrato non interamente, compare l’Arco di Traiano. Si vede il paesaggio di Viaggio d’Italia, quello che Ghirri & Company ci hanno insegnato a guardare negli anni Ottanta. Nelle foto di De Lonti c’è però la gente, di spalle e di fronte. Sono loro, gli spettatori, lo spettacolo, insieme allo spazio urbano che De Lonti ritrae. È l’umile Italia, per dirla con Pasolini, anche se non c’è nulla di pasoliniano nelle immagini. Molti sono luoghi provinciali, istantanee di vie, piazze, strade dell’Italia minore. Niente di nostalgico in queste fotografie, anzi il contrario.
Con il suo obiettivo De Lonti è un occhio aperto che guarda insieme la corsa che passa con un guizzo e tutto quello che c’è sullo sfondo: case, ponti, ristoranti, chiese, cancellate, impianti industriali, capannoni, porti, rovine, eccetera. De Lonti è un fotografo meditativo. Costruisce le sue immagini e in questo modo dà forma ai suoi pensieri, pensieri sulle cose, sui luoghi, sulle forme; in una parola: sul Mondo. Lavora per movimenti mentali, per accostamenti e riflessioni. Una fotografia molto elegante, mai manierata, mai eccessiva. La semplicità è la cosa più complicata che possiamo raggiungere. Lui la persegue con tenacia da anni.
In copertina Arezzo, 1983, Daniele De Lonti ©.
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