Speciale
Occhio rotondo 22. Scrivere
Nel 1950 David Seymour, il mitico Chim, uno di quattro fondatori di Magnum Photos, realizza una campagna fotografica in Italia sulla spinta di un precedente lavoro commissionatogli dall’UNESCO sulla condizione dei bambini dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Children of Europe s’intitola il suo libro del 1949, un volume che sarebbe utile veder ripubblicato oggi, non solo perché è un capolavoro, ma perché ci illumina sulla sempre precaria condizione dell’infanzia nel nostro continente e nel resto del mondo.
La nuova impresa, anche questa stimolata dall’UNESCO, s’intitolava They Did Not Stop at Eboli, ed è diretta a indagare l’analfabetismo nell’Italia postbellica. Ad accompagnarlo c’è l’autore di quel libro rivelatore delle condizioni del Sud che è Cristo si è fermato ad Eboli (1945): Carlo Levi. I due sono legati da amicizia e qualche anno fa dagli archivi dell’UNESCO sono riemersi gli scatti di quel viaggio, oltre alle lettere tra loro.
Alcune di quelle fotografie erano però già apparse in libri e mostre di Chim (in David Seymour, a cura di Dario Cimorelli e Alessandra Olivari, Silvana Editoriale 2014 e ora nella mostra Il Mondo e Venezia, Venezia, Museo di Palazzo Grimani fino al 17 marzo 2024). Raffigurano le classi di studenti che imparano a scrivere nei paesi della Calabria attraversati dai due. Sono immagini che definiremmo neorealiste, se non fosse che sono state scattate da un fotografo americano di origine mitteleuropea.
David Seymour è infatti nato a Varsavia nel 1911 da una famiglia ebraica di editori proprietari della Central, che all’epoca aveva pubblicato Sholem Asch e Isaac Bashevis Singer. Il suo cognome è Szymin. Dapprima studia a Lipsia nel 1929 interessandosi di stampa a colori all’Accademia di grafica ed arte. Destinato a succedere al padre alla direzione della Central comincia invece a occuparsi di fotografia e a collaborare ad alcune agenzie come Ruan e Rap. Nel 1931 s’iscrive alla Sorbona per perfezionare le sue conoscenze chimiche su stampa e litografia. Qui frequenta un amico dei genitori, David Rapaport, che possiede un’agenzia fotografica e finisce per assumerlo come fotoreporter. Firma servizi per Paris Soir e Ce Soir con lo pseudonimo di Chim e conosce Capa e Cartier-Bresson, con cui tiene una prima mostra nel 1933. La Francia, come il resto dell’Europa, è in ebollizione e Szymin segue le occupazioni delle fabbriche a Parigi e gli esordi del Fronte Popolare. Nel 1936 per tre anni segue la Guerra civile in Spagna; le sue immagini vengono pubblicate sulla stampa internazionale; ritrae anche Picasso davanti al suo quadro Guernica all’Esposizione internazionale nella capitale francese. Nel 1939 fotografa il passaggio dei repubblicani spagnoli sul colle di Perthus: 500.000 persone che passano in Francia. Poi nel mese di aprile s’imbarca per il Messico, quindi va negli Stati Uniti dove si arruola nell’esercito, scelta che gli dà la cittadinanza americana. Si chiamerà d’ora in avanti Seymour. Nel corso della guerra svolge con onore il compito di fotografo aereo sul continente europeo. Intanto in Polonia i suoi parenti sono deportati e muoiono ad Auschwitz.
Questa, in modo molto sommario, la biografia d’un autore che, essendo morto nel 1956 in Egitto durante la guerra tra Israele e Egitto per i colpi d’una mitragliatrice araba, è stato in parte dimenticato, o almeno non ha la medesima notorietà dei suoi due colleghi della Magnum. Eppure alcune delle immagini più memorabili del dopoguerra europeo sono sue: la Germania del 1947, l’Italia del 1948, poi ancora l’Ungheria e la sua Polonia. Sono foto che la critica ha rubricato nel filone dell’“umanesimo fotografico”, una categoria che ha imperato a lungo e che certamente ha avuto il suo centro nella Parigi degli anni Trenta e Quaranta. Ma si tratta nel caso di Szymin-Seymour d’una definizione riduttiva, perché esiste una grande differenza tra le foto di Chim e quelle di Capa e Cartier-Bresson. L’ebreo polacco naturalizzato americano possiede un senso dell’ironia che i due famosi colleghi non possiedono, unito a un effettivo interesse per i soggetti della sua fotografia, una partecipazione empatica, come dimostra lo splendido lavoro sui bambini europei.
Qualcuno ha scritto che sono gli scatti di un orfano che guarda altri orfani, insomma una spiccata capacità di riconoscersi negli altri, aspetto precipuo d’una pietas che è propria del mondo ebraico quasi più di quello cristiano, cui pure il termine comunemente si riferisce. La pietas ebraica contiene un tratto umoristico insieme a una spiccata attenzione per ciò che è strano, curioso, differente.
Quando David Seymour, detto Chim, arriva in Calabria ritrova probabilmente lì qualcosa degli shtetl, la realtà delle piccole città ritratte dal fotografo Roman Vishniac in Un mondo scomparso (E/O editore), ben presente nei volumi narrativi della casa editrice paterna. C’è il ritratto del maestro di scuola in Vespa, ci sono le aule ricavate in baracche di legno, i banchi con i ragazzi a piedi scalzi intenti a scrivere, le carte geografiche sbrindellate alle pareti, i contadini e le contadine con le fascine in testa che sembrano uscite dalle pagine di Carlo Levi, il lavoro minorile e le feste popolari.
Tra tutte queste incredibili immagini, che sono realiste prima ancora che neorealiste – probabilmente Chim aveva visto in Francia e poi USA le foto di Walker Evans, di Paul Strand e della Farm Security Administration –, ce n’è una foto dal netto gusto europeo, anzi centroeuropeo, che ritrae un uomo adulto che sta imparando a scrivere. Il focus della fotografia, scattata a Roggiano Gravina, sono le mani: nodose, callose, vissute. Mani da lavoro, che invece di impugnare una zappa tengono delicatamente, ma con forza, tra l’indice e il pollice una cannuccia che termina con un pennino, uno dei più semplici in uso nelle aule. Lo scuro delle mani si oppone al bianco del quaderno aperto davanti. L’uomo, di cui non si vede il volto ma solo la giacca consunta sulla manica e la camicia, è concentrato a rifare la lettera a in corsivo. Un esercizio non facile per via della necessaria abilità e delicatezza del compito. Sulle tre righe del foglio le a appaiono incerte come se a tracciarle fosse un bambino alle prime armi. Di sicuro lo è, anche se la sua età, indefinibile, non è quella d’un bambino, ma a guardare l’immagine dentro l’obiettivo della macchina fotografica c’è un altro bambino di trentanove anni.
Nelle foto che lo ritraggono negli anni Cinquanta in America, ad esempio con Marilyn Monroe, Chim appare semicalvo, indossa un paio d’occhiali che gli danno un’aria tra l’intellettuale e il commerciante, e rivela quasi sempre qualcosa d’infantile, d’indifeso. Forse per questo i ritratti dei bambini in Children of Europe sono così straordinari e unici.
David Seymour, Calabria, Città di Roggiano Graviona, 1950. Contadino a lezione di scrittura © David Seymour | Magnum Photos
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