Playfestival, una porta sul Piccolo Teatro
Oltre i Navigli, stazione della metro verde Piazzale Abbiategrasso. E poi ancora più in là, in direzione Rozzano, un paio di fermate del tram 3. Ecco: siete arrivati in via Boifava, quartiere Gratosoglio. Non vedete niente? Dovete salire le scale. Troverete un enorme piazzale di cemento dipinto di fiori, e finalmente le porte del teatro.
È il Ringhiera, dal 2007 casa della compagnia Atir diretta da Serena Sinigaglia. Vi sentite persi nella periferia milanese? Vi sbagliate. Siete nel centro della città, a contatto con la Scala e con il Piccolo Teatro. Ed è proprio questo uno dei molti motivi per apprezzare l’instancabile lavoro di Atir: la capacità di tessere fili nel tessuto urbano, tracciare percorsi che attraversano le realtà cittadine, instaurare legami forti con il territorio.
ph. M. Bertacca
Un esempio? Lo scorso 8 dicembre veniva trasmesso in diretta, gratuitamente, il Fidelio della prima scaligera al Ringhiera; e poco prima, nella stessa sala, un inviato del Piccolo Teatro premiava una compagnia emergente. Collaborazioni, sinergie, valorizzazioni: le eterne parole passepartout, ripetute come un mantra senza significato in vista di Expo 2015, paiono trovare un’inaspettata concretezza nelle sfide quotidiane della compagnia.
La scommessa di questo inizio dicembre si chiama Playfestival, un progetto ideato da Serena Sinigaglia e giunto alla seconda edizione. Una settimana di spettacoli di gruppi under 40, selezionati da bando e sottoposti a una doppia giuria, da cui far emergere un vincitore: alla compagnia più votata viene garantito un posto nel cartellone del Piccolo Teatro.
ph. Marco Caselli
Sono almeno due i motivi di interesse di questa iniziativa. Il primo è l’accostamento di una giuria popolare a una di addetti ai lavori, intelligente modalità per tutelare due sguardi altrettanto importanti sul teatro: se la prima giuria ha vegliato sulla freschezza e la fruibilità degli spettacoli (elementi troppo spesso trascurati dai festival) la seconda ha valutato l’originalità dei lavori, il potenziale innovativo rispetto a linee di tendenza già affermate. Nella pausa che separava uno spettacolo dall’altro (due le proposte per ognuna delle sei serate), non era raro vedere discutere animatamente i giurati, davanti ad un bicchiere di vino e alle cartelle delle votazioni.
La seconda ragione di interesse non è meno rilevante. Playfestival – a differenza di molte iniziative che si propongono di rintracciare il nuovo, e di fatto lo tengono confinato in una nicchia – mette a disposizione una concreta occasione di emersione, cioè un posto nel cartellone di uno dei teatri stabili più importanti d’Italia.
ph. Marco Caselli
Uno sguardo trasversale sulle dodici proposte presentate al festival permette alcune riflessioni. A farla da padrone, nei gruppi under 40, è la nuova drammaturgia: a parte un caso di riscrittura (la Compagnia Maledirezioni con Falene ha riletto Onde di Virginia Woolf), e una ripresa di Tradimenti di Pinter (da parte de Gli Artimanti), mancano all’appello i classici e prevalgono le partiture originali. Si registra poi una notevole varietà di linguaggi espressivi: dalla clownerie del gruppo Collectif Faim De Loup (con Migrazioni), passando per il teatro di figura di Manimotò (Tomato Soup, che ha guadagnato il secondo posto in classifica), fino a una regia che gioca con codici da radiodramma come Teatro Ma / Compagnia delle Furie.
A giudicare dai punteggi assegnati, la doppia giuria mostra di aver apprezzato gli spettacoli dalle tonalità ironiche, dissacranti, surreali: è arrivato al quinto posto R-esistere… 13 buoni motivi per rinunciare al suicidio della compagnia If Prana, che mette in paradosso il disagio della generazione precaria, e al terzo il già noto e apprezzato umorismo beckettiano di Carullo/Minasi.
ph. Marco Caselli
E i vincitori? Sono Enrico Ballardini, Giulia D’Imperio e Davide Gorla, alias Odemà: lo spettacolo A Tua immagine, tagliente gioco semi-serio sul rapporto tra uomo e dio ispirato a Saramago, era già stato notato al Premio Scenario 2009.
Nelle interviste e nelle note di regia il gruppo rivendica con consapevolezza l’importanza di un processo creativo autonomo e totale, dalla drammaturgia all’originale linguaggio attorale, dalla regia ‘trina’, fino dalla partitura musicale: e proprio questo sguardo teatrale a tutto tondo è stato apprezzato dalla giuria.
All’indomani del festival, gli Odemà scrivono sul loro profilo Facebook: “Per noi che facciamo questo lavoro il Piccolo Teatro è la scatola dei giochi con cui non immagini nemmeno, un giorno, di poter giocare ... e invece ... giochiamo!”. Il teatro Ringhiera, dalla lontana Gratosoglio, diviene porta d’accesso al centro del teatro cittadino e italiano.