Tormentoni 3. Papponi & mangiatrici
Una che sembrava una gallina, come la bambola Barbara Millicent Roberts di Willows, Wisconsin, USA, detta Barbie, quando Mattel la mise sul mercato nel 1959, era certo una icona del maschilismo dell’America più retriva: magra, biondissima, WASPissima, non pensava che a vestirsi in rosa, a cambiare mise e a farsi obbedire da Ken, un bonaccione palestrato imbecille (per noi oggi, per gli intellettuali e le femministe e gli hippies di allora). Nel 2023 un’autrice tra le più indipendenti e intelligenti del nuovo cinema americano – Greta Gerwig – è stata chiamata a dirigere da Warner Bros (e Mattel) il live action movie Barbie, con Margot Robbie – tremenda nei suoi tanti personaggi di femmina vispa e spietata – come protagonista. La gallina è diventata una testa d’uovo, ed esperendo il mondo reale dispensa infiniti ammonimenti spiritosi e stimolanti alle nuove bambine: «Di fatto, tutto ciò che gli uomini fanno nel vostro mondo, le donne lo fanno nel nostro».
A pelle nuda
D’estate, dopo l’invenzione del bikini (1946), portiamo su barche e spiagge i nostri corpi seminudi, volendo tutti sembrare Ursula Andress e Sean Connery in Dr. No (1962). La pelle si deve abbronzare senza bruciare, ricoperta di creme abbronzanti con adeguata protezione. I caucasici devono asciugare brufoli e patina unticcia, e trasformarsi per almeno una settimana in appetitosi esseri tropicali, dalla pelle ambrata, vellutata e liscia. Vogliamo essere seducenti e seducibili. O almeno, così è stato per un po’. Oggi prevale la voglia di piacere a sé stessi, più che a qualcun altro: venti anni di selfie hanno quasi sterminato lo sguardo verso chi cammina sul bagnasciuga. Ma pare che ad alcuni ragazzi e ad alcune ragazze la sessualità interessi ancora, e allora il tema è: come si arriva a fare sesso? Come si deve apparire? Chi comincia?
Le canzonette dell’estate, dopo che i videoclip hanno ucciso la stella della radio, sono mininarrazioni che arrivano molto prima dei testi, non ascoltati o malintesi dalla maggior parte dei non anglofoni. Qual è l’idea di maschio che ha prevalso nei tormentoni estivi? E quale idea di femmina? Abbiamo due filoni, quello che poeticamente dico dei “papponi”, e quello delle “mangiatrici di uomini”; entrambi denudano senza pudore il corpo e i gesti dritti al punto: fare sesso. Barbie non ci ha mai lasciato pensare che le interessasse il sesso: certo Ken ha sempre sperato nella meta finale, ma la femminuccia WASP seguiva un codice in gran parte oggi obsoleto, che in cambio di una sistemazione sociale piccolo-borghese o borghese “alla fine”, nel segreto del letto matrimoniale, avrebbe comportato l’espletamento della ripugnante richiesta del marito.
Nel 1979, nell’Italia ancora in maggioranza democristiana, scoppiò una piccola bomba che fece eccezione: Virginia Maria Minnetti incise la canzone Comprami, proteggendosi con il nome d'arte di “Viola Valentino”; scritta da Cristiano Minellono e Renato Brioschi (N.B. due maschi italiani del 1979) aveva un testo sfacciatissimo, zeppo di allusioni sessuali: una donna si offre a pagamento, spudoratamente, a tutti i maschi sfigati e afflitti che ne abbiano bisogno; non vuole un Ken italico, non vuole auto decapottabili e hotel a cinque stelle, ma gesti gentili, parole delicate, poesie d’amore da parte loro; il video originale è del tutto incoerente: Viola Valentino è vestita come Orietta Berti, gentile e sognante cammina in un parco e scambia sorrisi con bimbi che disegnano spensierati. Comprami arriva al 3° posto nelle hit-parade di Italia e Spagna, vende più di mezzo milioni di copie, e indigna le femministe di allora.
Se sei giù perché ti ha lasciato
se per lei sei un uomo sbagliato
se non sei mai stato un artista
o non sai cos'è una conquista
se per lei sei stato un amico
se non hai lo sguardo da fico
se non vuoi restare da solo
vieni qui e fatti un regalo
comprami
io sono in vendita
e non mi credere irraggiungibile
Madonna che tipa
Quattordici anni dopo negli USA una cantante di origini italiane, Madonna, cambia la storia del pop sessualizzando le sue esibizioni sul palco dei concerti e nei videoclip. La piccoletta è a distanze galattiche da Barbie: si veste con pelle nera, borchie, nastri, anelli e collane pesanti, trucco sgargiante; la gallina è diventata volpe, la preda ora preda. La sessualità viene assunta dall’artista, che aveva cominciato scandalizzando il babbino in Papa don’t preach, gettandosi nella giungla metropolitana rivendicando indipendenza e aggressività, libertà e determinazione per le ragazze. Il testo di Holiday è invece pacato e inneggia a celebrare i «good times» di una vacanza, a cacciare i brutti pensieri, a rovesciare questo mondo per farlo andare meglio.
Papponi sugli yacht
La poppizzazione del rap dai Duemila porta nelle canzonette una iconografia e un vocabolario volgari e ipermaschilisti: maschioni coperti di anellazzi e catenazze d’oro massiccio, gestacci di strada, mazzette di dollari, pistole, Lamborghini e Fast & Furious; il peggio degli standard afroamericani e ispano americani circondano il cantante “on the beach” di “bitch” seminude ancheggianti, lascive e sculettanti; sui lettoni e sui lettini tre-quattro femmine in calore per un maschio sprezzante e indifferente. Dov’è finita Barbie? Dov’è finita anche Madonna? Una intera generazione di ragazzini occidentali è cresciuta con questa spazzatura di “vida loca”, dove la forza politica antisistema, l’orgoglio afroamericano, la sottocultura ribelle del primo rap di strada metropolitano non c’erano più. Se chiedevi a un adolescente cinque anni fa cosa desiderasse dalla vita ti rispondeva senza esitazioni: «Avere tanti soldi e non fare un cazzo». Gente come Pitbull (al secolo Armando Christian Pérez, nato a Miami nel 1981) ha spopolato per anni, con pezzi molto ben prodotti, ballabilissimi, sostituendo alla tenera propaganda buonista di Madonna menefreghismo, sessismo e disprezzo per ogni forma di rispetto, solo fiesta e party e good time.
Cieli blu in the summer
Ma dalla vecchia Inghilterra è arrivato il ragazzone caucasico che secondo me ha scritto le più belle canzoni dell’estate del nuovo millennio: Calvin Harris – pseudonimo di Adam Richard Wiles (classe 1984) – ha riportato un po’ di amore nel sogno di luglio e agosto; in Summer (2014) c’è una corsa d’auto Fast & Furious, ma non si enumerano “bitch”, non ci sono yacht, non feste, e la canzone è dedicata a una donna; una donna che amava, che nel videoclip è bellissima ma non porn; le canzoni di Calvin Harris, chissà come mai, piacciono anche alle ragazze: i cieli tornano blu, ci sono innocenza e cuori che battono, e la speranza di poter stare insieme, ma… lei gli ha mentito così presto, in Summer. A soffrire negli anni Dieci del Duemila è il maschio. Però in One kiss (2018), un pezzo perfetto, con Calvin Harris arriva la bellissima Dua Lipa, una delle nuove Madonna: la donna ora è indipendente, libera, sexy, spregiudicata, ma le interessa una storia d’amore! Il maschio (Calvin Harris nel videoclip) è ridotto a cameriere della Mistress, ma almeno è chic, dignitoso, carino, pronto al meritatissimo bacio che gli spetta.
Leggi anche:
Daniele Martino | Tormentoni 1. I ballettini
Daniele Martino | Tormentoni 2. Ironicamente intellettuale