Speciale

Acqua

12 Giugno 2011

Che fare con l’acqua? Oggi e domani andremo a votare per il referendum che chiede di non privatizzare l’acqua pubblica, quella degli acquedotti e delle fontanelle, di non darla in gestione ai privati. Ma intanto quale acqua bere? Per ora ci sono varie possibilità: l’acqua del rubinetto, le caraffe filtranti, gli impianti casalinghi di purificazione e l’acqua minerale. Corrispondono a quattro tipi diversi.

 

Gli ecologisti-risparmiosi: bevono l’acqua del rubinetto perché costa pochissimo, perché è comoda (sgorga direttamente in casa), perché sono contro l’acqua che arriva da lontano.

I risparmiosi-che-non-si-fidano: bevono l’acqua dal rubinetto, ma decantata nelle caraffe filtranti, l’acqua costa poco e non sa di cloro.

I risparmiosi-che-si-attrezzano: la bevono solo filtrata da impianti domestici ad hoc; si spende una volta sola (dai 1200 ai 3500 euro), ma poi l’acqua del rubinetto è pura.

I diffidenti-lussuriosi: bevono solo acqua imbottigliata, come se fossimo in Africa, anche se costa (quasi 500 volte più dell’acqua del rubinetto), la gradiscono frizzante o lievemente effervescente, e se la fanno portare sulla soglia di casa dai servizi di recapito.

 

Naturalmente ci sono i pro e contro per ogni soluzione, tutti ben elencati nei siti web e nelle riviste su carta. L’acqua del rubinetto è disinfettata, contiene nitrati e, a volte, persino atrazina. Le caraffe filtranti sono sotto inchiesta a Torino per via di danni che procurerebbero ai consumatori (sembra che scompaiano dall’acqua i metalli utili all’organismo); in ogni caso, come scrivono alcuni siti, qui non è ben chiara la differenza tra acqua pura e acqua filtrata. Un impianto domestico di filtraggio serio è ingombrante e costoso, e in commercio ci sono dei succedanei più economici che però non ottengono i risultati promessi. Nell’acqua minerale, infine, le analisi chimiche e batteriologiche sono eseguite – per legge – solo ogni cinque anni; è contenuta nella plastica, antiecologica, e inoltre viaggia a lungo. Insomma, anche con una cosa così semplice e chiara come l’acqua le cose s’ingarbugliano.

 

La sensazione è che questo bene comune sia, nolente o volente, sottoposto a una sorta d’inquinamento mentale, così da renderci tutti diffidenti, sospettosi e soprattutto clienti potenziali. Come era bello e facile bere dalle fontanelle! Ma non è che metteranno a pagamento anche quelle dopo il referendum?

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