Tormentoni 5. ¡Que viva revival!
Al pranzo comunitario della festa patronale mi sono seduto vicino alla coppia più intelligente del villaggio. Lui è originario di queste montagne occitane, lei è nata e vissuta prima di sposarlo a Getafe, area metropolitana di Madrid. Faccio anche a loro il test sui tormentoni: «Quali sono le canzonette che hanno contrassegnato le vostre estati?»; rimangono pensosi, e non viene in mente loro nulla. «Io non ho mai ascoltato canzonette: io ascoltavo solo punk» fa lui, arenandomi. Non potendomi rassegnare decido di prenderla alla larga, proponendo l’ironicamente intellettuale: allora sì! I Righeira, l’inizio degli anni Ottanta li sblocca: sì sì Vamos a la playa! L’estate sta finendo! Insisto: e Battiato? Un’estate al mare cantata da Giuni Russo? Sì sì, vero.
Fantasmi della memoria
Vado sull’ispanico, ma lei smentisce quanto io avrei capito della Macarena: «No no, già nel testo spagnolo originale dei Los del Rio si parlava delle corna del povero soldato Vitorino! È una storiella popolare! Lei balla con tutti e tutti sanno che lui è cornuto»; io credevo che la parte più hot fosse stata inserita in inglese dal remix dei Bayside Boys che portarono al boom, con le cantanti afroamericane sculettanti. No, lei è irremovibile. E di fronte alla sua anagrafe spagnola devo aggiornare la storiografia dei tormentoni al capitolo Macarena. Accettano di parlarne ancora un po’ come “tormento musicale subito su spiagge e baretti”. Riesco a estorcere a lei simpatica memoria per la demenziale Andiamo a comandare di Rovazzi (e scrolliamo un po’ le spalle ridendo) ma poi il discorso si spiaggia alla vista degli agnolotti. Prima che arrivino i piatti le faccio ancora canticchiare un po’ della dolce Sofia di Alvaro Soler, 2016, disco di platino in mezza Europa, disco di diamante in Polonia: «Dices que éramos felices… todo ya paso, todo ya paso». Malinconia degli amori finiti.
Il revival fa tristezza
Il revival è un trucco commerciale; capisco il collezionismo vintage, il gusto del passato, il senso della storia… ma revival significa ri-vivere cose già vissute e decisamente non mi pare una cosa sana. Il presente è tutto, occorre continuare ad inventare, perché non avere coraggio e non agire come gli Ignavi di Dante Alighieri, «coloro che visser sanza infamia e sanza lodo»? Centellinando un po’ di filosofia del tormentone, salvo rare eccezioni quasi tutti i tormentoni dagli anni Sessanta a oggi sono una serialità estiva “sanza infamia e sanza lodo” … Lo ha anche detto Stefano Righi alias Jonhson Righeira nel quarantennale di Vamos a la playa: «Non ci sono più idee, si fanno giochini a tavolino, in studio di registrazione, per cosette effimere».
Possiamo tollerare l’ironia intellettuale, ancora una volta, anche l’ironia non intellettuale, va là, nel revival: Miss Keta, matura stella della scena “alternativa” milanese, in Finimondo nel 2022 ha usato la tecnica rap del sample insertando musicalmente il ritornello di Edoardo Vianello di Il capello, anno 1968, e citando nel testo la Carrà, certamente la Carrà clonata da Bob Sinclar nel 2011, colonna sonora della festa svaccata su terrazza romana di La grande bellezza di Paolo Sorrentino, 2013. Miss Keta racconta lo sfacelo cerebrale e fisico degli “after in Riviera”, con un nichilismo “antisistema” conficcatissimo nel sistema:
Di giorno il giro delle sette chiese (Amen)
di notte poi fino alle sette al club (Ah)
il brutto giro ma del Bel Paese
Greg non dorme da due giorni fa
il mio biondo è inconfondibile
forte, forte, forte, come la Carrà
non è un party, questo è un crimine
un po' trap, un po' techno, un po' cyberpunk
Giovanotti ansiosi
Improbabile definire “intellettuale” un gruppo come The Kolors, vincitore nel 2015 del talent show Mediaset “Amici” di Maria de Filippi… Eppure, i cugini Antonio Stash Fiordispino e Alex Fiordispino con Dario Iaculli hanno tirato fuori uno dei pochi tormentoni degni del titolo di questa estate 2023. Con un testo che ripassa in modo non ridanciano gli albori di Ibiza, del Festivalbar e dell’Italo Disco. Sono tributati i degni di nota: esplicitamente i Righeira, Giorgio Moroder, musicalmente la Carrà di A far l’amore comincia tu. La canzoncina è pestata per il dancefloor, ovvio, ma non è né spensierata, né intellettuale. Possiamo dire che è l’inno di un momento-tempo in cui i giovanotti sono in stallo tra nostalgie, perplessità, e ballano ansiosi, aggrappati a un innamoramento incerto, non salvifico:
Io sto distratto e tu sei seria
ognuno tra i pensieri suoi
forse sì, forse no
mi parte il basso dei Righeira
se vado incontro agli occhi tuoi (oi/oi/oi)
la cosa che mi fa incazzare è quando non rispondi più
e a volte ho l’ansia che mi sale (Che mi sale!)
io mi fido più di te che di me
che dei miei, dei dj
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