Tormentoni 6. Tre parole

22 Agosto 2023

Provate a immaginare un’estate in cui fa caldo, ma non troppo, prima degli incendi e degli uragani: a luglio nelle città e nelle pianure c’è molta afa, ma a volte il cielo è ancora azzurro, troppo azzurro, si sta finendo di lavorare e già si preparano le vacanze di agosto, caratteristica delle nazioni mediterranee pre-climatizzazione, in cui in agosto si stacca tutto e si va, nel peggiore dei casi a ritroso nelle casette avite dei padri e dei nonni al mare, in campagna, in montagna. Tutto è regolato su un sistema patriarcal-capitalista, la famiglia deve caricare la macchina di ogni ben di Dio, per godersi le belle lunghe autostrade che hanno messo fine all’età dell’incoscienza (della coscienza di un popolo, diceva Pasolini) povera italiana, riverniciata dal “benessere” piccolo-borghese. Non ci sono molti single, e gli adolescenti sognano di rivedere la fanciulla dell’anno scorso; si caricano: “Quest’anno ci provo, quest’anno voglio farcela…”

Noia e afa

Anzi, le mogli e i figlioletti sono già partiti in luglio, mentre il marito continua a sudare al lavoro in città, vagheggiando la casa libera e la collega birichina: “Quando la moglie è in vacanza”, insomma, con quel misto di eccitazione e squallore delle cittadine un po’ svuotate e torpide, pronte al peccato. Ma qualcuno no, qualcuno ama seriamente lei, e si aggira triste e vuoto nel vuoto urbano. Paolo Conte, avvocato di Asti, scrive una delle sue prime canzoni poetiche e un poco strambe, e una la canta Adriano Celentano, Azzurro nel 1968; lui non ha neanche l’automobile, ci sono ancora gli oratori e i preti, la noia assolata, i pensieri nostalgici, sui mandolini, vanno “all’incontrario”, ma è una canzone d’amore, senza “cuore” senza “amore”, ma con tanto “sole”:

Sembra quand'ero all'oratorio 
con tanto sole, tanti anni fa... 
quelle domeniche da solo 
in un cortile a passeggiar... 
ora mi annoio più di allora 
neanche un prete per chiacchierar... 

 

Lui balla da solo

Lucio Battisti e Mogol per i giovanotti ancora senza moglie incrementano ulteriormente la poetica dell’innamorato, senza “sole” e “cuore” ma con “amore”; c’è sempre un lui che non ci dovrebbe essere, ma finalmente il poeta che canta ha trovato occhi innocenti cui abbeverarsi come alla sorgente della purezza (Acqua azzurra, acqua chiara, 1970). Di notte è insonnia, quasi quasi torna al bar dalla ragazza poco pura, ma poi resiste, vagheggia sino all’alba.

Ma poi basta, è ora! Si parte; nel 1990 una macchina o una bicicletta l’abbiamo, ci buttiamo in strada verso l’Adriatico o verso il Mar Ligure! Verso l’estate! Baci alla Carrà e a Mina in televisione e via. Pedalando, sudando, con il fiatone, via da tutto con Francesco Baccini (Sotto questo sole, 1990); in brigate di maschi. Luca Carboni due anni dopo è più attrezzato (motocicletta “usata ma tenuta bene”) e malinconico, aria sulla faccia in autostrada, caffè all’autogrill nella notte, via da Bologna. Non sa se lei lo sta aspettando ma lui va, va, va, e la follia d’amore finisce con una delusione, e lui balla da solo:

Ma son finito qui sul molo
a parlare all'infinito
le ragazze che sghignazzano
e mi fan sentire solo
Sì, ma cosa son venuto a fare
ho già un sonno da morire
vabbè, cameriere un altro caffè, per piacere
Alè, tengo il ritmo, ballo con me

mare, mare, mare
cosa son venuto a fare se non ci sei tu
no, non voglio restarci più, no, no, no

 

Fa tutto lei

Ma insomma, che musoni ‘sti maschi d’estate! Meno male che arriva il 2001, così la cantautrice Valeria Rossi in Tre parole ci mette per decenni nella testa uno dei tormentoni più carini e spensierati delle estati italiane, il jingle perfetto per il cornetto Algida e per le spensierate nuove ragazze italiane, in giro insieme, armate loro in branco per mettere al tappeto il calabrone latino. Prendere o lasciare, ormai decidono loro, i maschi musoni tacciono, il gioco lo conducono le femmine, belle, allegre e fataliste; del resto, sono le donne che sanno cosa sia l’amore e ci portano quando vogliono loro nella stanza vuota; basta con le lagne maschili, goditi ‘sto corpo!

Dammi un bacio che non fa parlare

è l'amore che ti vuole prendere o lasciare
stavolta non farlo scappare
solo le istruzioni per muovere le mani
Non siamo mai così vicini

parla a voce bassa
spiegami che vuoi
sai ne è pieno il mondo
di mali come i tuoi

 

Leggi anche:

Daniele Martino | Tormentoni 1. I ballettini
Daniele Martino | Tormentoni 2. Ironicamente intellettuale
Daniele Martino | Tormentoni 3. Papponi & mangiatrici
Daniele Martino | Tormentoni 4. Panico ispanico
Daniele Martino |Tormentoni 5. ¡Que viva revival!

Se continuiamo a tenere vivo questo spazio è grazie a te. Anche un solo euro per noi significa molto. Torna presto a leggerci e SOSTIENI DOPPIOZERO

Bollo blu Dona (Mobile)