Speciale
A teatro
Di sera il sonno cala inesorabile sui miei occhi. Ma quando si apre il sipario (che spesso non c’è), a teatro, quando sono proiettato con niente, qualche parola, suono, luce, immagine, in un altro mondo, i miei sensi volano. Non so, veramente, se gli occhi rimangano aperti: certo vedo mondi, sprofondo in paure, acchiappo un filo, risalgo, mi perdo nei filtri, negli sdoppiamenti, nelle fughe scatenate da maghi che alla luce del giorno sono poco più che ciarlatani. Ballo, ragiono, cammino seduto, provo paura e mi salvo, come nel sogno, con quel minimo di certezza che forse non rimarrò ferito o ucciso, o forse chissà. Occhi aperti o chiusi, non so: la seduzione è grande, della voce carica di esperienza, che culla o pungola, accarezza e schiaffeggia. Delle immagini, delle invenzioni. A casa, se lo spettacolo è bello, mi toglie il sonno: leggo, rileggo quelle voci, altre voci, ad alta voce, mi cullo e mentre mi addormento torno a viaggiare, a pensare, a ingrovigliare. Ti toglie e ti dà respiro questa finzione che entra a giudicare, a scardinare la realtà. La sera davanti alla televisione chiudo semplicemente gli occhi e mi addormento.