Speciale
Progetto Jazzi / Sotto le stelle. Film Compilation
Continua l’intervento di doppiozero a sostegno del Progetto Jazzi, un programma di valorizzazione e narrazione del patrimonio culturale e ambientale, materiale e immateriale, del Parco Nazionale del Cilento (SA).
Gli Jazzi (da iacere, giacere) erano dimore temporanee, giacigli per il ricovero di animali da pascolo, punto di connessione tra tratturi e paesi: luoghi dell’indugio, della presa di contatto con le cose. Il progetto intende recuperare questo modo di abitare la natura, raccontando percorsi da attraversare con lentezza, riappropriandosi di spazi e luoghi e della loro storia, rinnovando esperienze – come l’osservare le stelle o il nascere del giorno – capaci di ripristinare il contatto con la natura, con il ciclo delle cose e delle stagioni. La sfida è anche quella di produrre innovazione e rigenerazione sociale, recuperando strutture e architetture rurali, mettendo in moto un circolo virtuoso di ospitalità diffusa che si nutra delle realtà esistenti e delle reti di relazione con i ‘nuovi viaggiatori'.
Chi, durante le sere d'estate, non ha mai trovato il tempo per fermarsi a guardare le stelle? Ai più fortunati basta distendersi nell'erba di una radura, oppure sulla spiaggia, in riva al mare; chi è costretto a rimanere in città si accontenta di affacciarsi al balcone di casa – sempre che la serata sia limpida e che qualche lampione non dia noia con la sua luce. Le serate estive sembrano proprio il momento più adatto per sostare sotto il cielo stellato, magari per riflettere un po' (se si è da soli) o per scambiare due chiacchierare (se si è in compagnia), filosofeggiando sulla vita e il resto almeno fino a quando il sonno non prende il sopravvento.
Un'atmosfera sospesa, insomma, che invita all'introspezione e alla meditazione. Forse è proprio per questo che il cinema se ne è facilmente appropriato, facendone uno dei clichés romantico-esistenziali più frequenti (per non dire abusati), da inserire preferibilmente nelle pause del racconto per dare allo spettatore il tempo di tirare il fiato e ai personaggi sul grande schermo il tempo, nel caso, di spiegare le loro ragioni. Così, se il Pippo-Gaucho di Saludos Amigos (1943) attende il “cadere” della notte per cantare (in playback) Yo soy la blanca Paloma, un altro eroe animato, l'orco Shrek dell'omonimo film del 2001, sceglie proprio un plenilunio per confidare all'amico Ciuchino la propria solitudine di “diverso”.
Saludos Amigos - El Gaucho Goofy, Jack Kinney, 1943
Shrek, Andrew Adamson e Vicky Jenson, 2001
Ma la notte, si sa, è anche il luogo dell'ignoto e della paura, come ci ricordano le vicissitudini dei piccoli John e Pearl, raccontate da Charles Laughton nel suo primo e (purtroppo) unico film da regista. Per scacciare gli incubi, niente di meglio allora che ritrovarsi attorno ad un fuoco con due amici, magari mangiando un coniglio selvatico («with garlic, olive oil and rosmarino»), come vuole una certa tradizione all male statunitense, e come fa Roberto Benigni, con John Lurie e Tom Waits, in uno stralunato cult-movie diretto da Jim Jarmusch la bellezza di trent'anni fa.
La morte corre sul fiume, Charles Laughton, 1955
Daunbailò, Jim Jarmusch, 1986
Poi sono quelli per cui una notte sotto le stelle è soltanto il pretesto per tirare l'alba, con risultati alterni: c'è chi, come Woody Allen e Diane Keaton, si gode il sorgere del sole a due passi dal Queensboro Bridge di New York, e chi, come Nanni Moretti e i suoi amici, viene ridestato dalle grida di uno straccivendolo sulla spiaggia di Ostia, mentre il sole è già sorto da un pezzo, e per soprammercato alle spalle degli sprovveduti nottambuli.
Manhattan, Woody Allen, 1979
Ecce bombo, Nanni Moretti, 1978
Certo, non tutti hanno bisogno di aspettare l'estate per addormentarsi sotto il cielo stellato. Kate Winslet e Jim Carrey, per esempio, si godono lo spettacolo in pieno inverno, comodamente distesi su un lago ghiacciato. E se uno non conosce le costellazioni, pazienza: le può sempre inventare al momento (che mi pare anche un escamotage intelligente per smarcarsi dal cliché senza a tutti costi guastare l'atmosfera).
Eternal Sunshine of the Spotless Mind, Michel Gondry, 2004