Fotografare opere. Luisa Lambri

22 Marzo 2013

Non immaginavo che si potesse davvero fotografare un Judd o un Fontana a questo modo. Non riuscivo a immaginare un’inquadratura originale di fronte a un’opera d’arte, specie di questo genere e così famose: un parallelepipedo di Judd, un taglio di Fontana sembrano, letteralmente, fotograficamente inavvicinabili. Tutti noi ci siamo avvicinati, magari dopo esserci allontanati per tentare una panoramica, ma non abbiamo “visto” quello che ha visto Luisa Lambri. Oppure, emulando Ugo Mulas, abbiamo cercato di fare una fotografia “critica”, interpretativa, che fosse dell'opera o della visione dell'artista, o della posizione dello spettatore; Lambri no.

 

Cosa ha fatto? Ha trattato quelle opere come ha già trattato non opere, luoghi, oggetti, cioè secondo la sua visione, verificandola su questi oggetti speciali che sono le opere d'arte, certe opere d'arte: ha fotografato un angolo interno di una scultura di Judd come l'angolo vuoto di una stanza e il taglio di Fontana come una fessura di una porta o di una tapparella.

 

Il risultato è, per me, sorprendente. Tutto è trasformato in altro, quasi nel suo opposto: il dettaglio non è più dettaglio, anzi diventa totalità, è, per così dire, sfondato verso un'altra dimensione – che non è “concetto”, come nel titolo dei Fontana, ma sensorialità esaltata, portata al limite –, capace di smaterializzare un'opera basata sulla presenza come è quella di Judd. Così le opere stesse, e le estetiche, degli artisti in causa risultano rovesciate e trasfigurate, mentre l'estetica di Lambri ne esce rivelata e, almeno per me, ancor più efficace.

 

In particolare il taglio di Fontana credo che non si sia mai osato fotografarlo così, senza l'inizio e la fine, per cui tutti i suoi caratteri peculiari – così ben messi in gioco nella famosa sequenza di Mulas – spariscono. Ma quando scopri, riconosci che quella linea nera è un taglio di Fontana, allora... Ecco, mi viene da dire, cosa fa la differenza tra l'opera d'arte e l'oggetto altro; e dico “fa” ne doppio senso del termine: ciò che la fa e ciò che essa fa.  Ecco cosa fa fotografare un'opera d'arte a differenza di un altro oggetto.

 

Fino al 30 marzo 2013, Luisa Lambri - New Works presso lo Studio Guenzani, Milano

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